Parlare di HIV oggi significa tener conto che l’età delle persone sieropositive sta progressivamente aumentando. Questo cambiamento va attentamente considerato in riferimento ai programmi di prevenzione, alla presa in carico del paziente, alle terapie e alla ricerca. Sono questi i temi trattati in “Invecchiamento in HIV: quali prospettive”, il nuovo quaderno scientifico che sarà a breve pubblicato da Fondazione The Bridge, con l’obiettivo di inquadrare lo stato dell’arte e definire le possibili raccomandazioni per la gestione dell’invecchiamento delle persone che vivono da lungo tempo con HIV e che hanno un’età superiore ai 50 anni.
“Quello dell’HIV – dichiara Rosaria Iardino, Presidente Fondazione The Bridge – è un ambito da sempre al centro delle attività di Fondazione The Bridge. Poter presentare oggi un lavoro che si concentri dal punto di vista scientifico, sociale, economico e istituzionale sul tema dell’invecchiamento delle persone sieropositive, significa aver raggiunto un traguardo importante nella gestione del virus”.
Negli anni, l’efficacia della terapia antiretrovirale ha fatto sì che l’infezione non sia più sinonimo di un destino segnato, naturalmente a patto che l’accesso alle cure sia garantito e che queste siano continue. Ricerca e sperimentazione hanno, infatti, portato allo sviluppo di terapie innovative che, se correttamente assunte, agiscono efficacemente in ambito clinico, portando così a una condizione di cronicizzazione. Ne consegue la necessità di gestire una popolazione crescente di persone che invecchiano e invecchieranno con l’HIV tenendo conto delle possibili comorbidità – cioè la presenza contemporanea di più patologie – per le quali è necessario un approccio olistico che parta da una presa in carico plurispecialistica.
“Da punto di vista sistemico, la frammentarietà della presa in carico rappresenta un problema generalizzato del nostro sistema sanitario – prosegue Iardino – causato sia dallo scarso o assente dialogo tra diversi specialisti, sia dalla mancata integrazione tra ospedale, territorio e cure primarie. Inoltre, l’ingaggio della figura del geriatra in ambito HIV rappresenta uno scoglio organizzativo rilevante considerata la scarsa diffusione di questo ruolo in Italia. Occorre dunque – conclude la Presidente della Fondazione – individuare e comprendere quali siano i modelli assistenziali e le figure di riferimento di presa in carico per un corretto management dell’aging, mantenendo sempre il paziente al centro, ma facendo sempre corretto riferimento anche alle esigenze di politica sanitaria”.
Il quaderno è il frutto del lavoro sinergico di un Comitato Scientifico composto da: Andrea Gori, Direttore di Unità Operativa Complessa, Professore ordinario di Malattie Infettive all’Università degli Studi di Milano; Giovanni Guaraldi, Professore associato di Malattie Infettive all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia; Giulia Marchetti, Professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Salute, Malattie Infettive, ASST Santi Paolo e Carlo di Milano; Giuliano Rizzardini, Direttore di Dipartimento Malattie Infettive 1, ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano; Rosaria Iardino, Presidente Fondazione The Bridge; Mario Cascio, NPS Italia Onlus; Michele Degli Esposti, Plus – Persone LGBT+sieropositive; Donatella Mainieri, ANLAIDS Lombardia.
I contenuti sono frutto di un’analisi on desk, di interviste con pazienti esperti facenti parte di associazioni, e della costruzione di due survey: una rivolta a diversi centri clinici di infettivologia, e una rivolta ai policy makers in ambito parlamentare con l’intento di misurarne la sensibilità e l’orientamento su alcuni focus specifici.
Il quaderno sarà a breve disponibile sul sito www.fondazionethebridge.it