Italia fanalino di coda in Europa per dispersione scolastica

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Con l’inizio di settembre si apre un nuovo anno scolastico e WeWorld Onlus, attiva da vent’anni in Italia e all’estero nella promozione e tutela dei diritti delle donne e dei bambini/e, fa partire il suo progetto R.E.A.C.T. – Reti per Educare gli Adolescenti attraverso la Comunità e il Territorio, mirato a promuovere un modello innovativo nazionale per reagire (REACT) alla povertà educativa e stimarne l’impatto.

Secondo i dati aggiornati del Ministero dell’Istruzione, dopo anni di declino, nel 2017 la dispersione scolastica ha ricominciato ad aumentare, seppur lievemente (dal 13,8% al 14%). Non solo, l’Italia è ancora ben lontana dall’obiettivo del 10% prefissato dall’Unione Europea come traguardo da raggiungere entro il 2020. Due segnali che ci esortano a non abbassare la guardia.

Il fenomeno della povertà educativa, come messo in luce dal WeWorld Index 2018, è legato a diversi fattori, tra cui la provenienza geografica: chi nasce al sud ha più probabilità di crescere in aree a maggiore esclusione economica e sociale; rimangono Sicilia, Campania, Sardegna, Puglia e Calabria le regioni con più elevato tasso di abbandono scolastico.

“Il progetto R.E.A.C.T. messo in campo da WeWorld Onlus – ha dichiarato Marco Chiesara, Presidente WeWorld Onlus – mira a raggiungere oltre 3.000 adolescenti tra gli 11 e i 17 anni in 7 comuni italiani, dal Nord al Sud Italia, passando per le Isole. Il nostro lavoro si svolgerà a 360°, all’interno delle scuole e nei centri ad accesso spontaneo; non solo aiuteremo i ragazzi nel loro percorso educativo ma li accompagneremo nella loro crescita e formazione coinvolgendo le famiglie e tutta la comunità educante”.

R.E.A.C.T. punta infatti a combattere la povertà educativa e a ridurre la dispersione scolastica anche attraverso il coinvolgimento delle famiglie per cui verranno attivati percorsi di supporto, counseling e formazione su competenze genitoriali.

“Grazie all’esperienza maturata da WeWorld nel corso degli anni – continua Marco Chiesara – è emerso come condizione necessaria il coinvolgimento sempre più attivo delle famiglie nel percorso educativo dei figli. La povertà economica e la povertà educativa si alimentano a vicenda, in una sorta di circolo vizioso che si perpetua dagli adulti agli under 18 e che è ulteriormente alimentato dalla scuola e dal contesto sociale”.

Un dato confermato dai risultati del test INVALSI 2018: la forte variabilità dei risultati nelle ultime prove INVALSI tra scuole e tra classi mette in luce come la scuola contribuisca a mantenere e persino a rinforzare le diseguaglianze di partenza degli studenti, legate al contesto famigliare e sociale.

“Ecco perché è necessario lavorare non solo con i ragazzi e le ragazze, ma con tutti gli agenti educativi formali e informali: le famiglie, gli insegnanti, gli operatori sociali, i volontari e gli abitanti dei territori, in una parola con tutta la comunità educante” – continua Marco Chiesara – “Con il progetto R.E.A.C.T., WeWorld Onlus punta proprio a fare questo, oltre che a lavorare direttamente con i ragazzi e le ragazze per potenziare le loro competenze scolastiche. L’Italia investe solo il 4% del PIL in istruzione, fanalino di coda a livello europeo (poco più della metà di quanto fanno Danimarca 7%, Svezia 6,5% e Belgio 6,4%); ma per combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa non basta investire di più nell’istruzione, le azioni più efficaci si sono rivelate infatti quelle che agiscono fuori e dentro la scuola, puntando sul rafforzamento della comunità educante”.