Dopo un’interrogazione Parlamentare a Bruxelles dell’On. Ignazio Corrao, che chiedeva alla Commissione tutta una serie di chiarimenti inerenti la lotta alla mafia rurale, arriva la riposta della Commissione Europea, a firma di Phil Hogan, che riconosce al “Protocollo Antoci” il valore di esempio eloquente per la lotta alla mafia.
“In Italia i fondi UE per l’agricoltura – interrogava Corrao – rappresentano una delle principali fonti di guadagno delle mafie. Essendo versati direttamente sui conti correnti, in molti casi sono stati usati dalla mafia per finanziare la latitanza di grandi boss, come Matteo Messina Denaro in Sicilia. Il sistema consiste nell’accaparrarsi i terreni privati o pubblici con la violenza, con il monopolio dei bandi di assegnazione dei terreni o mediante frodi e la complicità dei centri di assistenza agricola, con profitti di milioni di euro”.
“Tale metodo – continuava Corrao nella sua interrogazione – è presente non solo in Italia ma anche in Europa. Ne abbiamo conferma dal lavoro investigativo del giornalista Jan Kuciak in Slovacchia, ma ci sono evidenze investigative anche in Corsica, in Germania e Romania.
Tuttavia – continuava ancora Corrao – solo in Italia è presente una legislazione di contrasto, come il “protocollo Antoci”, formidabile strumento contro l’accaparramento dei fondi UE per l’agricoltura alla mafia che prevede controlli antimafia per le aziende che richiedono fondi.
Il Parlamentare Europeo chiede, a questo punto alla Commissione “Come valuti l’ipotesi di applicazione di un pacchetto di norme di contrasto e del protocollo Antoci a livello europeo”.
E arriva proprio dalla Commissione Europea la riposta a firma di Phil Hogan che, argomentando la problematica della mafia rurale in Europa, chiude la missiva complimentandosi con l’Italia per l’impegno profuso attraverso il “Protocollo Antoci” considerato come un vero esempio e strumento eloquente di lotta alla mafia.
“La Commissione – scrive Phil Hogan – prende molto sul serio la lotta contro la frode e la corruzione, compreso il possibile uso illecito di fondi dell’UE da parte della mafia. Nel corso del tempo la Commissione ha proposto misure tese a rafforzare il suo quadro antifrode, come ad esempio la direttiva relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale e la Procura europea (EPPO)”.
“Quando le segnalazioni fanno sorgere un sospetto di frode – continua Hogan – l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) svolge indagini amministrative per stabilire se i fondi dell’UE, compresi quelli della politica agricola comune (PAC), siano stati utilizzati in modo fraudolento. Quando un’indagine OLAF conclude che si è verificata una frode a danno del bilancio dell’UE, l’Ufficio formula raccomandazioni affinché gli importi interessati dalla frode possano essere recuperati e la condotta criminale venga perseguita.
“L’OLAF – dichiara Phil Hogan – ha informato la Commissione che sono in corso indagini concernenti la Repubblica slovacca e la Francia e al momento non può formulare ulteriori osservazioni.
“La Commissione – conclude Hogna – sottolinea che la legislazione dell’UE non obbliga gli Stati membri a richiedere la prova che i beneficiari delle sovvenzioni dirette della PAC abbiano titolo giuridico per utilizzare la superficie in questione. Spetta agli Stati membri, alle loro amministrazioni e autorità giudiziarie assicurare che non si verifichi un uso illecito dei terreni. Il “protocollo Antoci” vigente in Italia rappresenta un esempio eloquente di tale impegno”.
Sembra proprio un chiaro invito agli altri Stati membri di seguire le orme tracciate dall’Italia attraverso il “Protocollo Antoci” grazie al quale un durissimo colpo si sta infliggendo ai patrimoni delle mafie liberando, nel contempo, tanti agricoltori e allevatori onesti dalla morsa mafiosa.
“Sono felice – dichiara Antoci – che la Commissione Europea consideri il Protocollo, oggi legge dello Stato, come un esempio da seguire da parte degli altri Stati membri. Mi auguro che le sollecitazioni poste attraverso il lavoro di Ignazio Corrao possano portare consapevolezza negli altri Stati e prendere coscienza che la problematica dell’accaparramento dei Fondi Europei per l’Agricoltura da parte delle associazioni mafiose, non è solamente un problema italiano ma comunitario”.
Al di là di tutto – dichiara Antoci – questi riconoscimenti mi rendono felice e mi consentono, nel contempo, di dare valore alla vita difficile e complicata che io e la mia famiglia siamo costretti a vivere giornalmente a causa del regime di sicurezza al quale siamo sottoposti ed anche a dare meriti a tutti coloro che in questo percorso hanno dato il massimo apporto e sacrificio, non ultimi gli uomini della Polizia di Stato che quella notte mi hanno salvato la vita – conclude Antoci.