Ha ragione l’on. Grillo quando afferma, dopo l’ispezione dei NAS all’Ospedale San Camillo di Roma: “Non è accettabile che i pronto soccorso dei nostri ospedali siano trasformati in bivacchi e che operatori sanitari e pazienti si ritrovino a lavorare e a essere curati in condizioni indegne di un Paese civile”.
Ma non occorreva certo vedere la televisione – commenta Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed – per rendersi conto di quanto da anni, non solo i cittadini, ma gli operatori, e le loro Organizzazioni Sindacali, vanno denunciando. Inascoltati, gli uni e gli altri, ieri come oggi.
“Immagini di pazienti in barella, quando va bene, uno accanto all’altro, ma anche su panche o su sedie, tra operatori stravolti, riempiono da tempo le pagine delle cronache nazionali e cittadine. Ma la latitudine non c’entra, visto che lo stato dei Pronto Soccorso è rimasto l’unico elemento nazionale di un Servizio Sanitario regionalizzato ed in attesa di essere balcanizzato”.
“La trasformazione dei Pronto Soccorso da strutture deputate all’emergenza ed all’urgenza in ambienti inadeguati, insicuri e, non di rado, indecenti, (altro che privacy!) ha la sua prima causa nel fenomeno della attesa, di ore o di giorni, di un posto letto che non c’è, per un ricovero che pure è stato ritenuto necessario. Dall’addio al posto fisso alla fine del “letto fisso”. Ma Governo e Regioni continuano a dare “la colpa” all’influenza o ai cittadini che non distinguono tra patologie banali e serie, piuttosto che prendere atto di una realtà che è il prodotto dei tagli di posti letto e di personale che hanno effettuato, di comune accordo, in tutti gli ospedali pubblici del Paese”.
La politica non può dimenticare i 70.000 posti letto che negli ultimi 10 anni sono stati tagliati, in assenza di una contestuale riforma delle cure primarie. O le condizioni di lavoro di migliaia di medici, spesso precari, che mettono la loro faccia davanti alle attese dei cittadini, esposti ad aggressioni verbali e fisiche sempre più frequenti, vittime di un blocco del turnover senza fine che lucra sul loro lavoro professionale e di un vuoto contrattuale che li priva di tutele.
“L’emergenza nei Pronto Soccorso è ormai un dato strutturale della sanità italiana. Epidemia influenzale o temperature elevate ne rappresentano solo l’epifenomeno, buono per fare da alibi ai fallimenti di programmazione e nascondere lo scempio operato dai tagli lineari. Lo standard del 3,7 per mille abitanti, tra posti letti per acuti e post-acuti (lungodegenza/riabilitazione), che ci pone agli ultimi posti in Europa e nasconde regioni, ovviamente al Sud, che viaggiano con dotazioni anche inferiori, è palesemente insufficiente per una popolazione in piena transizione demografica come quella italiana. Ed anche il Lazio ha numeri al di sotto dello standard nazionale, ma il tasso più alto in Italia di posti letto in strutture private”.
“Avere pensato di riorganizzare ed “efficientare” il sistema sanitario attraverso politiche di tagli lineari su fattori produttivi importanti come i posti letto e le dotazioni organiche dei medici e degli infermieri ospedalieri, rappresenta una sciocchezza prima di essere un errore. Ridurre la offerta pensando che la domanda si adeguerà automaticamente è stato un cinico azzardo, certo dei governi di prima ma che tocca al governo di ora eliminare se non vuole essere complice”.
“La politica di sottrazione progressiva e inesorabile di risorse umane ed economiche alla Sanità pubblica – conclude Palermo – ha lasciato aperta la sola porta dei PS per garantire il diritto a curarsi. In che condizioni e con quali sacrifici per pazienti ed operatori, ormai è sotto gli occhi anche del Ministro di ora.
Dal quale attendiamo provvedimenti per mettere fine ai disservizi che danneggiano i cittadini e gli operatori. Con l’auspicio che si mandino personale e letti, non solo ispettori e carabinieri, se veramente si vuole ridurre la distanza tra fatti e soluzioni”.