Catania – La festa di Sant’Agata, come da tradizione, si chiude con “l’ottava”, giorno 12. E poiché “Sant’Agata” è più di una semplice festa religiosa, crediamo opportuno porre alcune questioni che riguardano la politica e la visione della nostra città, del presente e del futuro.
Abbiamo interpretato, e ritenuta positiva, l’intenzione del Sindaco Trantino di compiere alcuni atti e qualche piccola innovazione al programma per dare alla festa un significato più pieno, dimostrare attenzione alle sensibilità giovanili, al sentimento di sofferenza di ampie fasce sociali e al loro bisogno di istituzioni più vicine, alla valorizzazione del bello e del buono che Catania esprime.
I cittadini catenesi e siciliani hanno assistito però in questi giorni alla “crisi farsa” della Regione siciliana, con una ributtante quanto ridicola guerra civile dentro la destra che con la sua maggioranza assoluta si fa a fette, litiga e minaccia le urne per i posti dei dirigenti della Sanità.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole; tanto ne fanno le spese come sempre le siciliane e i siciliani, le malate e i malati, i disabili e le loro famiglie, che pagano due volte un servizio sanitario che peggiora ogni giorno di più e che costa ogni giorno di più, poi finiscono nelle mani del “privato convenzionato” e politicamente etichettato (si sa) e alla fine, spesso, devono fuggire al Nord con i soliti viaggi della speranza per avere diritti e salute.
Occupare tutto il possibile: è la legge di tutta questa maggioranza e in particolare del partito di maggioranza relativa, FdI, che di “fratellanza” ne pratica poca e mentre condanna l’“amichettismo” lo pratica scientificamente.
Ma c’è qualcosa che non andrebbe occupato mai, a meno che non si voglia definitivamente entrare nella famiglia dei populismi autoritari della storia. E questo qualcosa è l’immaginario dei sentimenti popolari, religiosi, devozionali, collettivi e senza padrone, antichi e privi di proprietari.
La visita della “Premier” per la festa di Sant’Agata a Catania è stato uno spot elettorale a spese della Santa, con tanto di “bagno di folla” (facile), per coprire la crisi politica della sua sgangherata maggioranza nazionale e regionale.
Le catanesi e i catanesi sanno cos’è Sant’Agata; è il simbolo di una resistenza antica al dolore e alla fatica e di una speranza che non muore di benessere e riscatto.
La fotografia/selfie della Premier Meloni stile palazzo Venezia, con tanto di cerchio magico locale, dal balcone del Palazzo degli Elefanti di Catania, nella sera del 3 febbraio 2024, con sotto la folla che gremisce il luogo simbolo di Catania, è un atto indegno di occupazione dell’immaginario popolare. Mortifica la città quanto le nostre istituzioni. Quella gente lì sotto, donne e uomini, bambine e famiglie – va spiegato a chi vede la fotografia diffusa e rimbalzata in modo “virale” (la parola è d’obbligo) sui social – quella gente rivolge gli occhi altrove, verso Sant’Agata, aspettando la sua uscita. Giorgia è un intruso in quella foto, né più né meno.
Il Sindaco Trantino aveva fatto una bella cosa lasciando la Carrozza del Senato – simbolo del potere civile che rende omaggio a quello religioso – a dei giovani studenti.
Complimenti, davvero: è riuscito in poche ore a bruciare una bella idea (speriamo non solo elettorale) e svendere la cosa più preziosa che Catania abbia a chi non può né comprarla né capirla.
Per il futuro se ne ricordi.
Vedere i selfie di una Presidente del Consiglio non con le istituzioni della città, ma con il gruppo degli amici di partito, è un’offesa per Catania e non un onore. Il Sindaco era evidentemente nella foto non in quanto rappresentante della città, ma in quanto appartenente al cerchio magico di Giorgia Meloni.
Segnalare la nostra indignazione è un atto doveroso, perché riguarda il rispetto che vogliamo sia portato alla città di Catania e alle sue istituzioni, e crediamo che sia necessario esprimere il sentimento di molti catanesi che si sono sentiti offesi e oltraggiati da quanto è accaduto giorno 3.
Chiediamo, quindi, al Sindaco Trantino che questa esperienza serva per il futuro, che egli riprenda le sue intenzioni originarie, faccia in modo che la politica sia la prima a dare l’esempio del senso delle istituzioni, del loro valore, sia con i “gesti simbolici”, come sarebbe dovuto accadere durante la Festa, sia con quelli “concreti”, come fermare l’oltraggio che si sta perpetrando ai danni del diritto alla salute dei catanesi, piegando la sanità alle spartizioni dei partiti e dei loro capetti, o investire le risorse del PNRR per migliorare servizi e qualità della vita dei cittadini.
Europa Verde Catania
Maria Palazzolo co-portavoce Europa Verde Catania
Alessandro Cento co-portavoce Europa Verde Catania