Coronavirus, Sindacato Nursing Up, De Palma denuncia: «La regione Piemonte ha emanato disposizioni per rimpiazzare gli infermieri con “figure di supporto”, ovvero con profili che non hanno la medesima qualifica professionale».
In serio pericolo qualità ed appropriatezza dell’assistenza a danno dei cittadini. Un sistema sanitario che scade a livelli inauditi ed una organizzazione che mette in bilico la già difficile battaglia contro il Covid»…
«Ci siamo appena lasciati alle spalle l’infausta uscita del Governatore Zaia, con la sua proposta di far effettuare i tamponi per lo screening Covid 19 ai veterinari, esponendo gli interessati al rischio di denuncia per esercizio abusivo della professione infermieristica. Ed ecco che la Regione Piemonte ne combina un’altra. I nostri referenti locali, con tanto di documento ufficiale giunto sul nostro tavolo, ci informano di un provvedimento di gravità inaudita, con tanto di firma dei dirigenti interessati, con il quale, in uno dei territori regionali con la carenza più alta di infermieri, in questa sempre più drammatica seconda ondata del Covid, le aziende sanitarie vengono invitate, per supportare la mancanza di personale qualificato, ad assumere altre figure sanitarie equivalenti, nonché, cosa ancora più grave, figure di differente preparazione, cosiddette di supporto».
Così Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, sindacato infermieri italiani, commenta e denuncia l’ultima “brillante” iniziativa della Direzione Sanità e Welfare del Piemonte.
«In un sistema sanitario degno di tal nome, non può esistere, una figura professionale che, per responsabilità, conoscenze e percorso accademico, possa sostituire un infermiere laureato, che non sia un altro un infermiere con la medesima abilitazione e il medesimo percorso alle spalle.
I cittadini devono saperlo e devono saperlo adesso! Devono rendersi conto di quanto sta accadendo sulla loro testa: devono capire fino a che punto arrivano le regioni per tappare le falle della loro inefficienza!
Perchè ci ritroviamo in questa situazione? Chi doveva gestire il più che previsto “ritorno del Covid”, cosa ha fatto nei momenti in cui non si doveva abbassare la guardia? Chi ha la grave colpa di non aver risposto ai nostri appelli quando, sin da aprile scorso, abbiamo denunciato la fuga degli infermieri italiani verso la Germania, l’Inghilterra o il Lussemburgo, invitati e coccolati dalle amministrazioni pubbliche d’oltralpe?
Oggi siamo allo stremo! I contagi parlano chiaro: ci sono 16.053 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni, 880 in più da un giorno all’altro (erano 15.173), di cui almeno la metà sono infermieri, quelli che rischiano ogni giorno la vita. Come soldati al fronte ma senza lo straccio di un fucile nelle mani! E non solo per la virulenza del nemico questo è certo. Ma anche e soprattutto perchè siamo costretti a reggere da soli il peso di un macigno che rischia di crollare addosso a tutti, da un momento all’altro. Sì signore, perchè purtroppo questa volta sotto al peso del crollo ci sono sia gli infermieri che i cittadini italiani!
Non abbiamo più la forza di reggere il confronto con una pandemia che stiamo affrontando ancora una volta a mani nude, totalmente disarmati, con turni di 12 ore al giorno che in alcune aziende sono stati “elevati a regola” . I cittadini devono saperlo, devono sapere che in questa caotica situazione rischieranno ogni giorno di più, a discapito della loro salute, dal momento che le autorità sanitarie vogliono metterli nelle mani di chi, con tutto il rispetto, non ha la qualifica e nemmeno le specifiche consoscenze e le competenze per svolgere determinate e delicate funzioni. La professionalità infermieristica è infungibile, e non esistono figure equivalenti, almeno nell’ordinamento italiano. Di fronte a quanto sta accadendo, mentre come sindacato ci prepariamo a denunciare per esercizio abusivo di professione sanitaria coloro che dovessero accingersi a svolgere funzioni infermieristiche senza possedere i requisiti di legge, ci aspettiamo una forte e risolutiva presa di posizione degli Ordini Professionali e della Federazione FNOPI, sia per gli effetti che questi nefasti provvedimenti potrebbero avere sulla salute pubblica. che per quelli a danno della professione infermieristica stessa», conclude De Palma.