Posti disponibili per studiare Medicina a La Sapienza ma mai assegnati; posti che vengono occultati, ma che esistono e di cui non si ha contezza del loro reale utilizzo. In piena emergenza sanitaria, con un sistema sanitario nazionale al collasso, nascondere posti, significa impedire la formazione di nuovi medici.
Si tratta dunque di una gravissima negligenza dell’ateneo romano, scoperta dai legali dello studio Leone-Fell che da anni seguono l’andamento delle immatricolazioni e che hanno analizzato i documenti prodotti dall’università romana e notato la “scomparsa” di almeno 35 posti. Confrontando i posti messi a bando con le relative graduatorie e con tutti gli scorrimenti avvenuti, anno dopo anno, la discrepanza emersa è infatti piuttosto ampia.
“Nascondere dei posti, lasciandoli vacanti, in corsi di laurea come Medicina – spiegano i legali Francesco Leone, Simona Fell e Chiara Campanelli, dello studio Leone-Fell – è un fatto di una gravità inaudita, considerando la grave carenza di medici e le emergenze sanitarie che stiamo affrontando e che hanno visto il nostro sistema sanitario arrancare di fronte alle tante richieste. Che un ateneo come La Sapienza non pubblichi bandi trasferimento da anni e ledi un diritto a tantissimi studenti è al di fuori di ogni logica! Non è la prima volta che ci scontriamo con questo ateneo e ci duole dire che, a differenza di altri, con cui si è istaurato un clima collaborativo, con La Sapienza abbiamo trovato sempre un muro di gomma”.
Da ben cinque anni, infatti, La Sapienza non pubblica alcun bando trasferimenti (l’ultimo risale al 2018), asserendo di non avere posti disponibili, ovvero rimasti vacanti a seguito di mancate immatricolazioni, abbandoni o trasferimenti in altri atenei. In realtà i posti per anni successivi al primo ci sono, e non sono neanche pochi, solo che non vengono rimessi in circolo e resi nuovamente disponibili.
Una scoperta, questa, che è stata anche confermata dai giudici del Tar Lazio che hanno accolto i nostri ricorsi, obbligando l’ateneo a verificare i curricula di otto ricorrenti che potranno presto coronare il proprio sogno di studiare Medicina a La Sapienza di Roma.
“Siamo lieti – continuano i legali – che anche i giudici abbiamo ritenuto fondate le nostre analisi e abbiano obbligato La Sapienza alla valutazione dei curriculum dei nostri ricorrenti. Ma al di là di queste vittorie, la domanda che ci poniamo e cui non siamo riusciti a dare una risposta è: che fine fanno questi posti? Quali interessi muovono un ateneo così importante a occultare dei posti e impedire a tanti giovani di formarsi? Si tratta solo di un macroscopico errore?”.
Le ordinanze
Scrivono i giudici in una delle ordinanze ottenute: “Stante che la domanda di iscrizione ad anni successivi al primo, doveva essere subordinata alla valutazione da parte dell’Università del percorso di formazione già svolto dal richiedente ai fini del riconoscimento dei crediti necessari e del numero di posti disponibili per trasferimento programmato, per ogni anno accademico, l’Ateneo resistente avrebbe dovuto valutare la pregressa carriera del ricorrente, anche alla luce della sussistenza di posti liberi presso la coorte di interesse. Tale attività, tuttavia, non sarebbe stata posta in essere dall’Università resistente, la quale non avrebbe compiuto alcuna attività istruttoria limitandosi a rigettare aprioristicamente e senza una congrua motivazione l’istanza inoltrata”.
“La normativa in parola – proseguono i giudici del Tar Lazio – scandisce, dunque, le fasi attraverso le quali deve dipanarsi l’iter procedurale volto all’assegnazione dei posti disponibili ai fini delle immatricolazioni ad anni successivi al primo: il primo passaggio è rappresentato dalla ricognizione dei posti e dall’eventuale emersione di disponibilità nelle specifiche annualità; il secondo passaggio è costituito dalla pubblicazione dell’avviso/bando per la selezione dei candidati e dal correlato inoltro delle domande da parte di questi; la terza fase è rappresentata, infine, dal vaglio curriculare tramite analisi dei Crediti Formativi”.