Il 1° settembre una motovedetta della Guardia Costiera Libica ha sequestrato due pescherecci siciliani a 38 miglia da Bengasi. Sulle imbarcazioni si trovavano 18 pescatori mazaresi, che sono stati arrestati dalle milizie del generale Haftar e da quasi 3 mesi si trovano in stato di prigionia. L’accusa sarebbe quella di aver violato la competenza territoriale ed economica delle acque della Libia.
Le due imbarcazioni si trovavano in acque internazionali, nel Golfo di Sirte, tratto di mare che dal 2005 la Libia considera acque territoriali interne. Tutte le imbarcazioni di pesca che si addentrano in queste acque rischiano di subire attacchi. I pescatori di Mazara del Vallo questa situazione la conoscono bene. Non è infatti la prima volta che un marinaio viene fermato, trattenuto e imprigionato dai libici.
“Sono passati ormai tre mesi dal sequestro. Più di 90 giorni lontani dalle proprie madri, dalle figlie e le mogli. Dal Governo sempre la stessa solfa: «stiamo lavorando, lasciateci lavorare». Davanti al silenzio delle istituzioni, alle infinite attese, alle false promesse, non possiamo rimanere con le mani in mano” – dichiara Luigi Sturniolo di Antudo.
Attraverso fonti non ufficiali i sequestratori hanno richiesto uno scambio di prigionieri: i pescatori siciliani per quattro calciatori libici detenuti in Italia, accusati di essere scafisti e responsabili della strage di Ferragosto del 2015.
“Non ci interessa quanto si debba pagare, chi va liberato, quali interessi vadano sacrificati. I pescatori di Mazara del Vallo devono ritornare immediatamente a casa, dalle loro famiglie – continua Sturniolo – Lanciamo un appello a tutte le realtà solidali, ai singoli cittadini, alle istituzioni, che si schierino dalla parte dei siciliani. MOBILITIAMOCI”.
A Messina l’appuntamento è sabato 5 dicembre, alle 17, alla Passeggiata a Mare di fronte la prefettura. La manifestazione è qui organizzata da Antudo, Laboratorio Territoriale e dal Fronte Popolare Autorganizzato – Si Cobas.