Milano –Il mondo dell’ho.re.ca., che in questi giorni ha dato ufficialmente il via alla stagione estiva, è protagonista di un corto circuito: in contraddizione con le ormai tradizionali proteste dei titolari che lamentano di non trovare dipendenti, vi è un’offerta di lavoratori desiderosa di imparare e soprattutto disposta a lavorare, alle giuste condizioni.
Questo settore, in particolare, è uno dei più attrattivi per chi cerca: secondo le stime di Jobtech (https://jobtech.it), la prima agenzia per il lavoro completamente digitale nel panorama italiano, il 21,8% di chi oggi cerca un lavoro in somministrazione lo fa in questo settore.
Se, in numeri assoluti, il 2022 registra complessivamente un minor numero di ricerche di lavoro rispetto allo scorso anno – anno eccezionale, di assoluta ripresa post lockdown – il settore ho.re.ca. raccoglie un interesse ben più alto del passato: l’anno scorso cercava un lavoro in somministrazione in questo settore solo il 12,3% degli italiani. Ciò si spiega considerando il generale “ritorno alla normalità” degli altri settori, che stanno tornando più velocemente ad una condizione pre-covid per quel che concerne la forza lavoro.
Ma chi cerca, oggi, un lavoro nel comparto ho.re.ca? In primis gli storici lavoratori del settore che non hanno voluto cambiare indirizzo lavorativo negli ultimi due anni: sono sempre più scontenti di quanto il datore di lavoro offre oggi perché più consapevoli da un lato dei propri diritti, e dall’altro dell’esistenza di altri settori più allineati delle proprie aspettative di vita. A loro si aggiunge una fetta di neofiti, che richiede formazione sul campo e che va instradata nel settore se si vuole colmare un vuoto di mercato.
Sebbene nel 2021, per la prima volta nella recente storia italiana, si sia ridotto il numero delle attività ristorative del nostro paese, con 396.993 unità rispetto alle 397.700 del 2020, secondo la Fipe mancano comunque 150.000 addetti al settore. Un numero enorme, che però può essere colmato migliorando i processi di ricerca e passando attraverso le opportunità del digitale. A questo proposito, Jobtech ha elaborato 5 suggerimenti utili per migliorare i processi di ricerca nel settore.
- Offrite stipendi chiari, dignitosi e rispettosi delle ore extra
Diciamolo: è il vero elemento di discussione. La media degli stipendi non viene reputata all’altezza delle mansioni, degli orari e degli alti livelli di stress; gli straordinari non vengono quasi mai pagati e i contratti spesso brevi e non offrono abbastanza prospettive.
- Prospettate un percorso di carriera
Dopo due anni di pandemia e ricollocazione dei lavoratori in altri settori, il datore di lavoro deve entrare nell’ottica di prendere personale da formare, se vuole programmare una stabilità nel suo personale. Il turn over che ha visto protagonisti i lavoratori del settore dal lockdown in poi va colmato con forze giovani, nonostante la loro inesperienza. La consapevolezza di questo elemento può essere davvero strategica nel lungo periodo.
- Definite un team operativo per creare relazioni di valore
La relazione tra i colleghi deve essere chiara e propositiva, perché è anche da gerarchie, ruoli e mansioni definite che passa la serenità del lavoratore. L’attaccamento al posto di lavoro rappresenta uno dei fattori più determinanti per la retention del dipendente, soprattutto in un momento storico in cui la passione per il mondo della ristorazione sembra scemata tra i lavoratori italiani.
- Organizzate gli orari lavorativi
Il cosiddetto “orario spezzato” è uno degli elementi più difficili da gestire per i dipendenti, che praticamente azzerano la possibilità di avere una vita privata al di fuori del lavoro. Chi cerca personale deve tenerne conto se vuole attrarre e mantenere i propri dipendenti.
- Ricordate che il passaparola non basta più
Appendere un “cercasi cameriere” sulla vetrina del proprio ristorante non è più sufficiente per trovare dipendenti: il processo di recruiting è diventato, soprattutto per i lavori stagionali, più complesso, veloce e soprattutto digitale. Chi cerca lavoro, oggi, è un millennial o appartiene alla Generazione Z, è abituato a gestire via web qualunque aspetto della propria vita personale, lavoro compreso.
«Le discussioni più o meno retoriche su titolari che non trovano personale, riscontrabili però anche in articoli di 5 anni fa, sui giovani che non hanno voglia di lavorare, sul reddito di cittadinanza che sarebbe un deterrente alla ricerca di lavoro e sui diritti spesso negati dei dipendenti dovrebbero trasformarsi – dichiara Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech – in un più serio dibattito su come colmare il mismatch tra domanda e offerta, che deve passare, in primis, da una maggiore trasparenza negli aspetti retributivi e su una gestione più consapevole di mansioni, ritmi e turni dei dipendenti. Altrimenti il fenomeno della fuga dei cervelli – a cui siamo abituati quando si parla di ingegneri e scienziati – diventerà una norma anche per gli operatori dell’Horeca.»