Cari aspiranti Colleghi,
con la prova vi apprestate ad iniziare un percorso che vi porterà a realizzare un sogno forse coltivato sin da bambini: diventare medici. Una passione, per molti di voi un chiodo fisso, che vi sosterrà nei lunghi anni di formazione che vi attendono. Pensate che in Europa la durata media della formazione è di circa 8 anni, in Italia è di almeno 10.
Diventare medico. Chi di voi pensa che sia solo una professione, parte con il piede sbagliato. Essere medico è una missione dura, coinvolgente, totalizzante. E lo è ancor di più oggi in Italia, dove tutto sembra aver dimenticato l’importanza di questa professione.
Vi aspettano momenti difficili. Vi scontrerete con chi vorrà da voi solo una conferma di diagnosi scovate su internet, vi scontrerete con chi, vittima del disagio sociale dominante, vi utilizzerà come valvola di sfogo; rischierete la vostra incolumità, passerete notti insonni, sui libri prima in corsia poi, e al termine di alcune giornate estenuanti, quando tornerete a casa esausti e con poche gratificazioni, prenderete coscienza di quanto potrebbe esser fatto per assicurare a tutti le giuste cure, e di quanto invece il nostro sistema sanitario sia votato alle diseguaglianze. Vedrete gente morire solo perché non ha avuto la fortuna di vivere in alcune regioni d’Italia.
E vi arrabbierete. Avrete crisi vocazionali, professionali e personali, sacrificherete il vostro tempo libero, ne sottrarrete alla famiglia, agli amici, ai figli, ma tutto sarà compensato dalla gratificante felicità di aver curato e guarito un paziente.
E allora non fatevi spaventare dalle difficoltà, non fatevi condizionare dalla disorganizzazione che incontrerete, e soprattutto non restate in silenzio di fronte alle diseguaglianze.
Si, perché oggi il mondo della medicina in Italia è confuso, irreale, ma soprattutto non è equo.
Infrastrutture universitarie fatiscenti, formazione post-laurea lacunosa, carenza di personale medico, in barba ad un diritto riconosciuto dalla Costituzione e sempre più spesso dimenticato.
Vi accorgerete presto di tutto questo e vedrete per queste ragioni molti vostri colleghi lasciare il nostro Paese per raggiungere mete formative, professionali e di carriera in altri paesi d’Europa.
Vi starete chiedendo perché se la realtà è cosi chiara, nessuno faccia niente per cambiarla, perché la sanità, la salute delle persone non sia così imprescindibile per chi ci governa e perché nessuno si ribella.
La nostra risposta è: noi ci siamo e ci saremo, in silenzio, senza proclami ma con azioni concrete per garantire la salvaguardia del ruolo del medico di ieri, di oggi e di domani.
Noi ci siamo per cambiare un sistema formativo che in Italia oggi non è performante e non assicura a tutti la possibilità di entrare nel sistema di cure.
E lavoriamo affinché voi possiate trovare condizioni lavorative migliori perché avete il diritto di entrare nel mondo del lavoro una volta specializzati.
Lavoriamo perché la vostra formazione sia degna dei vostri sacrifici, perché la formazione sia svolta anche negli Ospedali e possiate imparare ‘facendo’.
Lavoriamo perché possiate diventare i medici migliori d’Europa, ma anche perché, una volta laureati, restiate in Italia.
Lavoriamo perché in Italia possano essere assicurate le cure migliori in ogni Regione, e perché migliaia di persone non siano costrette ad emigrare per curarsi.
Lavoriamo perché voi possiate essere migliori di noi, come medici, ma anche come uomini.
Vi lasciamo con un grande in bocca al lupo, non senza una raccomandazione: non perdete mai di vista il vostro obiettivo, non lasciatevi sopraffare e demoralizzare dalla fatica. E quando vivrete i momenti più difficili, resistete, impegnatevi e soprattutto non credete a chi vi dice che non si può fare, che è complicato.
Per voi, vi auguriamo futuri medici, tutto è possibile, perché oggi avete in mano la vostra vita, domani avrete in mano la nostra.
Anaao Giovani