Con la risalita dei contagi si annunciano restrizioni per gli eventi e congressi nel prossimo dpcm. Per il 2020 la event industry vede una riduzione media dei fatturati del 68% con punte del 83%. Pesante l’impatto sull’occupazione. Cancellazioni e rinvii degli eventi dal vivo programmati mettono in ginocchio un settore ancora troppo trascurato dal governo. La ripartenza si sposta dopo il primo trimestre del 2021 e gli eventi digitali non sopperiscono all’assenza degli eventi in presenza.
In un contesto in cui il nuovo DPCM introduce provvedimenti restrittivi nelle possibilità di aggregazione, conferme e novità arrivano dalla quarta rilevazione della ricerca quantitativa ‘L’Industry degli Eventi e della Live Communication di fronte alla crisi Covid-19’ realizzata dall’istituto Astra Ricerche per conto di ADC Group/Club degli Eventi tra il 18 e il 25 settembre.
A rispondere un campione di 427 aziende appartenenti ai diversi anelli della catena del valore: aziende clienti, agenzie specializzate in eventi (o di comunicazione ma con una divisione specializzata in eventi) e fornitori di servizi. Una catena che lavora all’organizzazione di eventi corporate, privati e consumer, convention, congressi, concerti, conferenze internazionali e fiere, e che esprime un volume d’affari annuo di 65,5 miliardi di Euro, con un contributo diretto sul PIL di 36,2 miliardi e un coinvolgimento di 569 mila addetti.
Le aziende prediligono il ‘live’
Come premessa è bene dire che la totalità delle aziende clienti intervistate sente la mancanza degli eventi fisici (69% molto e 31% abbastanza) e l’80% è d’accordo che la mancanza di eventi indebolisce il rapporto con il target in termini di comunicazione. Il 70% degli intervistati dichiara che quando sarà possibile tornerà agli eventi fisici con intensità.
L’82,7% perde almeno la metà del fatturato.
Per le agenzie e gli altri attori dell’offerta la quota di perdita di fatturato annuo è mediamente del 68%. Ma per il 38,7% degli intervistati si parla di una perdita di almeno l’85% del fatturato, a cui si somma il 34,8% che dice fra il 65 e l’80%. Solo il 4% perde meno del 20% del fatturato, e meno del 2% non ha riduzioni, probabilmente grazie alle possibilità, non risolutive, offerte dai mezzi digitali. In sintesi, l’82,7% degli operatori perde, in maniera molto significativa, almeno la metà del fatturato.
Il 55% degli eventi è cancellato, prevale l’incertezza
Un dato importante è quello relativo al numero degli eventi cancellati o rinviati: quelli cancellati definitivamente sono il 55% del totale previsto per il 2020. Un dato peggiore rispetto all’ultima rilevazione di giugno, quando era il 40%. Nel 23% dei casi sono stati rinviati a data certa o da definirsi, e un ulteriore 15% è a rischio rinvio. Questo a riprova che persiste una grande incertezza per il futuro che si somma alla grande negatività per il recente passato. E non è atteso un miglioramento, come invece si prevede per il resto dell’economia italiana nel settore terziario e industria.
La ripresa non prima di marzo 2021
Uno dei temi fondamentali è il momento della ripartenza dell’Industry, quando si pensa che si potrà tornare a fare gli eventi senza vincoli stringenti. Mentre a giugno – quando si aveva un’ampia speranza che l’estate sconfiggesse il virus e che le norme sarebbero state molto meno stringenti – il 28% sosteneva che si sarebbe ripartiti non prima di marzo 2021, nella nuova rilevazione la percentuale sale drammaticamente al 68,4%. Soltanto il 2% pensa che si ripartirà fra novembre e dicembre 2020 (era il 9% a giugno), e solo per l’8,2% (contro il 28,5% di giugno) da gennaio-febbraio. Quindi, almeno un trimestre del 2021 sembra essere già ‘bruciato’.
Licenziamenti in crescita
Il tema del lavoro è drammatico. In media le agenzie dichiarano che dovranno rinunciare al 27,4% dei dipendenti, al 37% dei collaboratori continuativi e semi continuativi e al 38,4% di quelli saltuari. Solo il 37% pensa di non ridurre i dipendenti, il 26% i collaboratori continuativi e il 29% i saltuari, mentre quelli che dichiarano di dover limitare almeno del 45% (cioè dimezzare o peggio) il personale dipendente sono il 33% (per collaboratori e partite Iva è il 40%).
È un massacro che non vede una via di uscita e viene confermata la tesi secondo la quale “anche se l’economia ripartirà gli eventi ripartiranno più tardi”.
Poca o nulla l’attenzione del governo alla Live communication industry
Alla domanda se gli intervistati ritengono che il Governo, anche grazie alla mobilitazione delle associazioni di settore – prime fra tutte ItaliaLive – abbia dedicato la giusta attenzione alla live communication industry la risposta è molto chiara: per l’81,3% il governo ha dato ‘poco’ o ‘per niente’ attenzione e chi dice abbastanza o molto è solo il 4,2%.
Non decollano gli eventi digitali
Contrariamente alle aspettative crescono solo in minima parte gli eventi online. È vero che è scesa la percentuale delle agenzie che dice di non svolgere eventi online (dal 40% di giugno al 30%), ma è cresciuta anche poco la parte di agenzie che dicono ‘cresce e ne abbiamo vantaggio’ (14,4% contro il 10% delle precedenti rilevazioni). Insomma, per gli eventi il digitale non compensa la drammatica perdita causata dall’assenza di eventi in presenza.
Ancora da migliorare la chiarezza di norme e protocolli
Una domanda di questa edizione dell’indagine riguarda la chiarezza delle norme e dei protocolli attuali. I rispondenti si dividono a metà tra chi sostiene che siano sufficientemente chiari e chi, invece, ritiene che non lo siano. I committenti sono ancor più confusi delle agenzie: urgono regole chiare e uniformi sul territorio nazionale che, pur non dando un ‘liberi tutti’, consentano di pianificare nuovi eventi con serenità (anche in merito alle responsabilità in caso di contagio).