All’alba del nuovo ciclo economico e con l’arrivo dei primi fondi connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il settore produttivo è chiamato ad un ruolo da protagonista per la ripartenza del Paese, in sinergia e dialogando con il pubblico e le istituzioni. Il settore delle Life Science, in particolare, ha fornito un contributo decisivo durante la pandemia e ha evidenziato l’importanza per il Paese di poter contare su un sistema di ricerca scientifica all’avanguardia e di una filiera di produzione e distribuzione di farmaci e dispositivi efficiente e resiliente.
È stato questo il punto di partenza dell’evento “L’industria delle Life Sciences come motore di innovazione e crescita sostenibile per il Paese. Modelli per il rilancio nella new normality”, organizzato da The European House – Ambrosetti, 1˚ Think Tank in Italia e 4° nell’Unione Europea nella categoria “Best Private Think Tanks” nell’ultima edizione del “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale e Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico nei settori Healthcare, Life Science ed Electronics, con sede centrale a Darmstadt (Germania) e con una presenza molto rilevante in Italia.
L’evento, moderato da Frediano Finucci (Caporedattore economia ed esteri, TG LA7), è stato aperto dall’Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia Viktor Elbling, che ha sottolineato il potenziale di una più stretta cooperazione tra Germania e Italia per la crescita degli investimenti e dell’industria.
A seguire la professoressa Veronica De Romanis (Full Professor, Università LUISS Guido Carli, Roma), ha illustrato come, “per poter sfruttare al meglio i fondi collegati al PNRR, sarà necessario mettere le imprese, soprattutto quelle innovatrici, nella condizione di crescere, investire e generare valore per l’economia e per la società. Particolare importanza assumerà il contributo di donne e giovani, per cui la pandemia ha reso la situazione ancor più drammatica e che il sistema economico produttivo dovrà saper mettere nelle condizioni di partecipare al rilancio”.
È poi intervenuto Valerio De Molli (Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti) che ha presentato lo scenario di riferimento per il settore delle Life Science e ha illustrato i risultati dello studio di impatto realizzato da The European House – Ambrosetti sul caso Merck. “L’Italia – secondo De Molli – ha dovuto affrontare la pandemia da un punto di partenza svantaggiato: negli ultimi 20 anni il PIL italiano è cresciuto ad un tasso tra le 6 e le 9 volte più basso di quello degli altri grandi Paesi europei e il divario di produttività è peggiorato in media del 30% rispetto ai Paesi competitor. Nel 2020, poi, a causa della pandemia, sono stati persi 450 mila posti di lavoro, di cui il 70% donne. In questo contesto l’industria delle Life Science ha fornito un contributo decisivo per rimettere in moto il Paese e ha permesso il consolidarsi di un sentiment positivo della business community, che oggi è ai massimi storici secondo le rilevazioni dell’Ambrosetti Club Economic Indicator. Il contributo dell’industria della Life Science non si limita agli sforzi per contrastare la pandemia: il settore è oggi primo in Europa per numero di domande di brevetti depositate. In Italia è anche il settore a più alta produttività e il farmaceutico è leader europeo per valore della produzione e crescita dell’export nell’ultimo decennio”.
“Abbiamo applicato – continua Valerio De Molli – alla presenza e alle attività di Merck in Italia il nostro modello proprietario dei 4 Capitali, che misura gli impatti e il valore generato da un’azienda per i territori in cui è insediata e per il sistema Paese. Ne è emerso un quadro di grande rilevanza che ha dimostrato come i continui investimenti realizzati in Italia da Merck negli ultimi anni negli ambiti della ricerca e sviluppo, degli studi clinici e della capacità produttiva abbiano generato ricadute positive per l’economia, la società, l’ambiente e lo sviluppo di conoscenza e innovazione”.
Tra i molti dati analizzati nello studio, si evidenzia come Merck fornisca un contributo al PIL complessivo, tra diretto, indiretto e indotto, di 403 milioni di euro. Questo grazie al coinvolgimento diffuso della filiera e a investimenti crescenti: tra il 2015 e il 2019 l’azienda ha investito in Italia 174 milioni di euro (+4,9% medio annuo, un ritmo più elevato della media del settore farmaceutico), concentrati in particolare al Sud presso il sito produttivo di Modugno-Bari. I dipendenti diretti di Merck nel nostro Paese sono oltre 1.200 (con il 50,7 di occupazione femminile), ma superano le 4.000 unità considerando anche l’occupazione sostenuta nelle filiere coinvolte.
Questi importanti impatti sono stati commentati da Jan Kirsten (General manager, Healthcare, Merck Italia): “Lo studio della European House of Ambrosetti evidenzia molto bene il valore generato da Merck in Italia e le caratteristiche distintive della nostra presenza. Siamo infatti l’unica tra le maggiori multinazionali estere del settore presenti in Italia a coprire tutte le fasi della filiera, dalla ricerca preclinica e clinica alla produzione e commercializzazione del farmaco, senza trascurare la fornitura di reagenti e strumentazione a supporto della ricerca scientifica.
I cinque siti italiani di Merck, distribuiti in 4 regioni (Lazio, Puglia, Piemonte e Lombardia), costituiscono una ricchezza per il Paese ed hanno una grande importanza strategica per il nostro Gruppo.
Questo ultimo aspetto – prosegue Jan Kirsten – è testimoniato dagli ingenti investimenti che abbiamo condotto negli ultimi 10 anni, finalizzati a espandere e migliorare le nostre infrastrutture, sempre con la dovuta attenzione alla sostenibilità. Poniamo infatti grandissima attenzione al miglioramento dell’efficienza energetica dei nostri siti: solo nel quinquennio 2015-19 abbiamo ridotto il consumo di gas e elettricità del 5,3% in controtendenza rispetto ai consumi italiani, che, nello stesso periodo, crescevano del 3,2%”.
Jan Kirsten si è poi soffermato sul tema dell’attrattività dell’Italia per gli investimenti esteri: “Quando parliamo di capacità di attrarre gli investimenti dei grandi gruppi globali, non possiamo sottovalutare l’aspetto della competizione internazionale: sicuramente ci sono Paesi che, rispetto all’Italia, offrono condizioni più favorevoli alle grandi imprese del Farmaceutico e delle Life Sciences.
Tra le necessità più impellenti alle quali il Paese dovrebbe rispondere per incrementare la sua attrattività, citerei l’aggiornamento della governance di settore, con una consistente riduzione della burocrazia, ed una nuova apertura al dialogo tra industria e istituzioni, sempre nel rispetto dei reciproci ruoli.
È infatti importante che realtà come la nostra, che costituiscono un valore per il Paese e per la sua economia, abbiano la certezza di poter esporre le proprie istanze e di operare in un contesto regolatorio e legislativo che, nonostante le incertezze del periodo, garantisca una ragionevole stabilità”.
L’intervento di Jan Kirsten si è concluso con un messaggio di ottimismo: “Vogliamo proseguire questa storia di eccellenza nell’industria farmaceutica e intendiamo perciò continuare ad investire nelle nostre infrastrutture e nelle nostre persone, col fine ultimo di rispondere sempre meglio ai bisogni insoddisfatti dei pazienti, fare una concreta differenza nelle loro vite e continuare a creare valore per tutto il sistema Paese”.
Gli interventi sono stati seguiti da una Tavola Rotonda che ha coinvolto i parlamentari Gianluca Beneamati, Angela Ianaro, Stefano Collina e Claudia Porchietto, chiamati a discutere gli indirizzi e a tracciare le priorità per garantire un adeguato coinvolgimento del settore privato e dell’industria delle Life Science nella ripresa post Covid-19, anche alla luce degli spazi di opportunità connessi al PNRR.
Gli stimoli e le indicazioni emerse sono stati raccolti dal Viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin che è intervenuto in chiusura dell’evento riconoscendo il ruolo essenziale giocato dall’industria delle Life Sciences per assicurare l’uscita del Paese dalla pandemia, e ribadendo l’importanza e la volontà di sostenere un settore fondamentale per la crescita dell’Italia e la creazione di occupazione qualificata anche in futuro.
“Il settore delle Life Sciences – sottolinea il Viceministro Pichetto Fratin – è stato protagonista nel corso della pandemia da Covid-19, ma per l’economia e la società italiana questa industria rivestiva un ruolo chiave già prima dell’emergenza sanitaria. Come abbiamo visto dai dati presentati oggi, il settore è chiamato a crescere anche in futuro, per sostenere la ripresa e la competitività, contribuire all’occupazione qualificata e rispondere ai bisogni dei pazienti. Il Governo è consapevole di questo e continuerà a supportare questo settore assolutamente strategico, anche attraverso le opportunità connesse al PNRR nei campi della ricerca clinica, della produzione innovativa, della governance e della medicina territoriale.”