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“Sono stati due giorni intensissimi, ma assolutamente produttivi perché si sono confrontati degli opinion leader di livello internazionale, anzi mondiale, su tematiche che per l’infettivologo rappresentano il pane quotidiano”.
E’ uno dei due coordinatori scientifici, il prof. Bruno Cacopardo, ha tirare le somme dei lavori del congresso, il primo di infettivologia dell’era post covid, “Navigating the new landscape of infectious diseases”, che si è svolto al Grand Hotel Baia Verde di Acicastello con la presenza dei maggiori infettivologi provenienti, veramente, da tutto il mondo.
Olanda, Spagna, Austria, Svizzera, Libano: solo alcuni dei paesi del mondo rappresentati dai relatori del congresso che, insieme ai professionisti italiani, hanno avuto modo di dibattere e soprattutto confrontarsi sui temi più importanti di una branca della medicina profondamente cambiata dopo la pandemia.
“Abbiamo avuto – prosegue Bruno Cacopardo – delle sessioni estremamente interessanti su HIV e sulla terapia antibiotica contro i germi multiantibiotico resistenti, che rappresentano una piaga all’interno degli ospedali. Questo perché molti ricoveri in ospedale, molti interventi chirurgici sono poi gravati da conseguenze infettive importanti che, non di rado, la sola terapia antibiotica non riesce a gestire.”
E proprio quello delle infezioni, denominate ospedaliere, è stato uno dei principali temi affrontati durante la due giorni di congresso. Un tema di assoluta attualità per gli infettivologi.
“Le infezioni ospedaliere – spiega Cacopardo – rappresentano una piaga, si stanno estendendo molto e diventano sempre più complesse, sempre più difficili da trattare perché certe volte sono addirittura incuranti dell’antibiotico. Questo ci preoccupa molto ed è necessario intervenire in due momenti, non solo in terapia ma anche in prevenzione. Credo in questa lotta dovrebbero impegnarsi non solo gli infettivologi, ma anche i microbiologi, i microbiologi clinici, gli epidemiologi e gli igienisti che dovrebbero lavorare in sinergia con noi a tutti i livelli. Importante è anche il potenziamento dei laboratori di microbiologia, se è vero che in Sicilia sono pochi. Il laboratorio generale di analisi cliniche, infatti, non può fare microbiologia perché non ha né le competenze né il tempo per dedicarsi a un problema attuale come questo”.
“L’Italia – ci dice sullo stesso argomento il professor. Carlo Tascini dell’Università di Udine – è un paese in cui purtroppo persiste un’incidenza di resistenza molto alta, anche se dipende un po’ da zona a zona. L’infection control è importante, dobbiamo investire su questo all’interno dei nostri ospedali, però, nello stesso tempo, fare anche una politica dell’uso degli antibiotici che sia virtuosa, che sia saggia, che sia prudente e su questo noi possiamo dare una mano”.
“In Italia e in generale in Europa – conferma il prof. Marco Falcone dell’Università di Pisa – c’è una diffusione incredibile di infezioni da batteri che ormai sono resistenti a quasi tutti i comuni antibiotici e per i quali dobbiamo investire in farmaci molto moderni e molto costosi, con dei rischi di mortalità. L’Italia, poi, anche in questo caso in rapporto al cambiamento climatico, è uno dei paesi che sta cominciando a vivere e ad avere a che fare con malattie che fino a 10, 20, 30 anni fa esistevano solo in Africa, in Medio Oriente, o in altri luoghi lontani. Quindi le malattie infettive sono, ahimè, il focus del futuro della sanità”.
E tra le varie patologie che arrivano da altre parti del mondo e che, all’apparenza, potrebbero sembrare lontane, c’è anche la Dongue. Argomento trattato ampiamente durante i lavori del congresso.
“E’ una malattia – spiega Cacopardo – che geograficamente sembrerebbe lontana da noi, ma che attraverso numerosi fattori si è spostata verso i nostri territori. La dengue è una patologia complessa e si abbiamo discusso della possibile vaccinazione. Una vaccinazione che merita attenzione estrema, perché dobbiamo stabilire chi vaccinare e come vaccinare”.
Attenzione anche sulla meningite. Grande interesse, in questo senso, ha suscitato l’intervento del luminare olandese Dietrich Van de Beek. Neurologo di fama mondiale che si è confrontato con gli infettivologi parlando dell’emergenza meningite da meningococco e pneumococco, che rappresenta un problema di gestione sia epidemiologica che clinica.
Tra le relazioni e i focus anche quelli che hanno riguardato la battaglia implacabile contro i funghi e i batteri sia Gram-negativi che Gram-positivi, che rispondono a ogni progresso sviluppando sistemi di resistenza al trattamento antibiotico diversi e altamente sofisticati. Ma non solo: si è discusso anche dei progressi viro-soppressivi nell’infezione da HIV che sono continui e forniscono ai pazienti miglioramenti significativi nella qualità della vita, grazie ai farmaci a lunga durata d’azione.