ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED ribadiscono la propria condanna senza riserve contro la riforma Meloni-Salvini-Tajani che punta a fare cassa sulle pensioni dei medici e dei dirigenti sanitari, che rientrano a pieno titolo in quel 13% di popolazione che contribuisce con le loro tasse al 60% del gettito Irpef.
“Con un inaccettabile attacco ai diritti acquisiti – denunciano Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed e Guido Quici Presidente Cimo-Fesmed – si riducono le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996 colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Un vergognoso cambio delle regole in corso che mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini”.
“L’iter della manovra economica 2024, tra bandierine elettorali che si alzano e si abbassano, bozze smentite e modificate, poco o nulla cambia per la sanità pubblica e i suoi professionisti. Per la prima, gli investimenti rimangono insufficienti rispetto alle esigenze e alle criticità odierne, ben al di sotto di quanto richiesto da sindacati e Regioni e dalla crescita del tasso inflattivo. Per i secondi, il CCNL 2022-2024 prevederà una ulteriore perdita del 10% del potere di acquisto. Inoltre non sono previsti né detassazione, concessa a baristi, camerieri e operatori turistici, ma non a chi garantisce la tutela della salute dei cittadini. Tantomeno aumenti di voci salariali. A differenza della sanità privata che, nonostante non rinnovi il contratto dei medici dipendenti AIOP da oltre 18 anni, viene premiata con un aumento dei contributi statali che va dai 280 milioni a oltre 1 miliardo di euro”.
ANAAO ASSOMED e CIMO-FESMED chiedono al Governo il ritiro del provvedimento che taglia le pensioni future dei medici e dei dirigenti sanitari nonchè più risorse per il Ssn e i suoi professionisti. Pronte, in caso di insoddisfazione, a cercare la più ampia convergenza con le altre organizzazioni sindacali per arrivare allo stato di agitazione delle categorie interessate nella prospettiva di uno sciopero generale entro dicembre.