Preoccupazione in casa Cisl per l’impatto sui conti regionali delle scelte del governo Conte: dalla flat tax alla pace fiscale all’Autonomia e al «nodo delle risorse che ne garantiscano l’agibilità». Il segretario Milazzo: prima del varo della legge nazionale di bilancio va chiuso il nuovo accordo con lo Stato. Anche perché dovranno poi essere adeguati i documenti regionali. «Vigilino Musumeci e i 70 dell’Ars»
«Musumeci vigili, l’Ars apra gli occhi. Sennò dalla stalla scappano i buoi. E per la Sicilia si apre il default». Così la Cisl regionale in una nota a commento della manovra che il governo grillo-leghista si accinge a varare, col 2,4 per cento di deficit. «Il problema, per l’Isola, è l’impatto sui suoi conti delle scelte nazionali»: dalla flat tax alla pace fiscale. Ed è l’Autonomia. Meglio: sono «le risorse che ne garantiscano l’agibilità e la rendano effettiva», con le parole del segretario della Cisl Sicilia, Mimmo Milazzo. Con lo Stato è in corso un confronto che ha in prima fila l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao.
Il punto, sostiene Milazzo, è «chiudere, prima del varo della legge nazionale di bilancio», l’accordo con lo Stato che archivi l’era di quell’intesa-capestro che il 20 giugno 2016 fu firmata dall’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta. Inoltre, «è fondamentale che nel Def e nella successiva legge di bilancio del governo Conte, le risorse sul capitolo Sicilia, ci siano».
Perché poi è sulla base di quelle che dovrà essere sviluppato il rapporto Stato-Regione. E dovranno essere adeguati i documenti di programmazione economico-finanziaria regionale. «C’è bisogno di sapere ora – insiste Milazzo – quanto nella ripartizione finanziaria nazionale sia destinato al confronto con la Sicilia. E anche che ricadute sui conti regionali avrà, per esempio, la cosiddetta pace fiscale». Tanto più che nell’Isola la situazione finanziaria è al collasso anche a causa del prelievo forzoso che grava sulla Regione per 1,3 miliardi e sulle ex Province per 266 milioni.
Ed è sotto gli occhi di tutti, aggiunge la Cisl, che il balzello imposto dallo Stato per ripianare i propri conti, impedisce agli enti locali persino di chiudere i bilanci. Ecco perché, incalza il segretario, «al governatore per un verso, ai 70 deputati regionali di maggioranza e opposizione per un altro, chiediamo di fare ciascuno la propria parte affinché la Sicilia non sia dimenticata, chiusa nel cono d’ombra della grande sarabanda in corso a Roma».