Medici e infermieri minacciati di morte. Arrivano le pistole puntate alla testa! E c’è ancora chi parla di norme?

«Una pistola puntata alla testa. È così che si è concluso un intervento d’emergenza per un medico del 118 a Torino. “Se non salvi mia madre, ti ammazzo”: parole accompagnate da un’arma reale, puntata alla nuca di un professionista che stava tentando di salvare una vita. Non è un episodio isolato. È l’ennesima dimostrazione che la violenza contro i sanitari è del tutto fuori controllo».

A denunciarlo è Antonio De Palma, Presidente Nazionale del sindacato Nursing Up.


«Siamo oltre l’allarme. Chi ogni giorno opera per salvare vite umane, oggi mette a rischio la propria. Gli infermieri, in particolare, sono le prime vittime di questa emergenza silenziosa: oltre 130mila aggressioni l’anno. Un numero drammatico, eppure ancora trattato come una statistica qualsiasi».

«Basta guardare i pronto soccorso, le ambulanze, i reparti: luoghi dove si continua a lavorare senza protezioni adeguate, in un clima di crescente tensione. Non è più accettabile che si entri con coltelli o pistole in ambienti che dovrebbero essere presidio di cura e umanità. È evidente che le misure finora adottate non bastano. Non servono annunci: servono azioni concrete».

«Occorrono presidi di sicurezza permanenti, sorveglianza reale, formazione alla gestione dell’aggressività e soprattutto il pieno riconoscimento del rischio professionale per chi opera in sanità. Non è più il tempo delle mezze misure. Ogni giorno che passa senza interventi adeguati è un giorno in cui qualcuno rischia di morire solo per aver fatto il proprio lavoro», afferma De Palma.

«Gli infermieri – è bene ricordarlo – sono le principali vittime di questa violenza sistemica: oltre 130mila aggressioni l’anno. Una cifra confermata dalla stessa FNOPI, che tuttavia ha sempre espresso pubblicamente “soddisfazione” per l’approvazione del decreto legge anti-violenza, definendolo “ciò che gli infermieri attendevano”. È legittimo domandarsi se un’arma puntata alla testa sia la conferma attesa di quella soddisfazione», incalza De Palma.

E conclude:
«Oggi è toccato a un medico, domani potrebbe essere un infermiere. Quando la minaccia arriva con un coltello o con una pistola, non c’è più distinzione tra ruoli: siamo tutti bersagli. E in questo clima, non possiamo più permetterci silenzi, attese o illusioni legislative. Ora servono fatti, subito».