Messina – Il Covid-19 atto secondo non è un evento improvviso, la seconda ondata era abbondantemente nelle previsioni. Il lockdown e la stagione estiva hanno prodotto un transitorio calo della diffusione del virus che doveva servire per riorganizzare i sistemi di prevenzione con una maggiore conoscenza del virus.
Invece si è assistito, soprattutto in Sicilia, a una sorta di “liberi tutti”, lo slogan lanciato da una simpatica signora dalle spiagge di Mondello: “non ce ne coviddi”, probabilmente ha illuso anche le istituzioni che dovevano approfittare del breve periodo di tregua per approntare una credibile convivenza col virus in attesa di un vaccino. Purtroppo, come spesso accade in Sicilia, il problema si affronta solo quando si presenta con un impatto per cui non è possibile ignorarlo, i recenti eventi dimostrano, ove fosse necessario, che la programmazione per affrontare il previsto incremento dei contagi è rimasta sulla carta.
Il trasporto pubblico, a esempio, è senza dubbio uno dei maggiori punti di assembramento inevitabili ma fino a pochi giorni or sono, il presidente della regione Sicilia consentiva un coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici del 100% mentre nel resto d’Italia era fissato sull’80%. L’adeguamento in zona Cesarini, solo quando l’aumento esponenziale dei contagi sta dimostrando che la Sicilia non è esente da Covid-19, è un pannicello caldo che non risolve il problema. Nel caso di Messina il presidente di ATM S.p.A. si affanna, con diligenza mediatica, a propagandare l’efficienza del Trasporto Pubblico Locale rassicurando sulla prevenzione posta in essere sugli autobus: presenza costante di un assistente alla clientela che invita l’utenza a indossare la mascherina, aumento delle corse, tamponi periodici nei mezzi pubblici. Argomenti che guardano più alla propaganda chealla reale risoluzione del problema.
La narrazione per cui si sta facendo il possibile equivale a svolgere il compitino assegnato e lavarsi la coscienza ma quando si lotta contro un nemico subdolo come il COVID 19 non è sufficiente che tutto quadri sulla carta. Aule scolastiche e mezzi di trasporto pubblico sono annoverati fra le maggiori zone a rischio che la popolazione deve, giocoforza, frequentare giornalmente. Il rimbalzo di responsabilità fra la direzione ATM e i dirigenti scolastici che non comunicherebbero gli orari delle lezioni, non risolve il problema. Ognuno faccia la sua parte fin quando siamo in tempo. Se da un lato la scuola deve immediatamente riorganizzare le lezioni con doppi turni e comunicare con certezza gli orari di ingresso e uscita, dall’altra parte bisogna agire sul sistema trasporti e non solo sul coefficiente di riempimento.
L’approntamento delle azioni di contrasto al virus nell’ambito del Trasporto Pubblico Locale che le Organizzazioni Sindacali nel mese di luglio avevano concordato con l’ex vice sindaco Mondello, sono rimaste nelle intenzioni. Il progetto di assunzioni a tempo determinato di autisti pronto impiego per l’immediato incremento delle corse in caso di emergenza è naufragato, come spesso accade in questa città, nella polemica e nel gossip mediatico. Il piano di esercizio di ATM oggi in vigore è stato predisposto immaginando, con troppo ottimismo, il definitivo ritorno alla normalità, senza valutare che con alta percentuale di probabilità si sarebbe tornati in piena emergenza epidemiologica.
Bisogna immediatamente recuperare il ritardo con iniziative incisive che vadano oltre la propaganda di rito.
1. Il sistema Shuttle con i collegamenti a pettine è da rimodulare soprattutto nelle ore di punta. L’afflusso di massa dell’utenza proveniente dai villaggi che si concentra sulle navette impiegate nel collegamento longitudinale, causa nello shuttle alti livelli di assembramento che in questa fase di estrema emergenza sono assolutamente da evitare.
2. Il DPCM diffuso il 18 ottobre u.s. non prevede una prossima chiusura delle scuole, pertanto negli orari di ingresso e uscita degli studenti è di tutta urgenza prevedere un sistema di scuolabus che vada oltre lo shuttle, in grado di collegare i villaggi direttamente con le scuole, e viceversa, negli orari di maggiore afflusso.
3. La presenza di assistenti alla clientela sui bus che “invitano” l’utenza a indossare la mascherina, in realtà è un sistema che ATM utilizza più per incrementare la vendita di titoli di viaggio che per agire sullaprevenzione del contagio. Gli atti persuasivi non sono sufficienti, gli addetti smistati in modo improvvisato sullo shuttle non hanno potere sanzionatorio. Una misura non può essere pienamente efficace senza una
adeguata sanzione, senza le modalità con le quali dovrà essere effettuato il controllo, senza definire le procedure da mettere in campo nel caso di superamento dei limiti di capienza, che non possono essere lasciate alla responsabilità del singolo lavoratore a bordo del mezzo.
4. Gli assistenti sugli autobus devono essere dotati di un rilevatore istantaneo della temperatura per testare i passeggeri che avranno accesso al mezzo pubblico in numero contenuto. Sarebbe altresì utile istallare un distributore di gel igienizzante in ogni mezzo e introdurre un conta-passeggeri che mette in evidenza sul cartello informativo esterno il numero di posti disponibili.
5. La distribuzione delle mascherine ai lavoratori deve essere smistata in tutti i punti ove i dipendenti prendono servizio e deve essere in numero sufficiente a garantire protezione durante tutto l’arco del servizio.
6. Bisogna immediatamente organizzare un sistema che permetta di effettuare tamponi periodici suidipendenti a diretto contatto con l’utenza. Il Sindacato non concederà deroghe sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori ATM impegnati nelle operazioni di front line, ai quali deve essere garantito il massimo degli standard di sicurezza e una politica di prevenzione alla stregua di altre categorie addette
ai pubblici servizi. Durante l’estate si sarebbero dovuti trovare dei rimedi, organizzando il potenziamento e la rimodulazione del piano di esercizio di Trasporto Pubblico Locale. Era evidente che con la ripresa di scuola e attività lavorative ci saremmo trovati in simili condizioni. Siamo in colpevole ritardo, senza le opportune correzioni e in assenza di ulteriori investimenti si rischia di scaricare unicamente sul personale in servizio, proprio quello di cui si parlava fino a qualche mese fa per le aggressioni subite, la responsabilità dei controlli sul rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione anti-contagio.
Siamo consapevoli di una situazione complessivamente complicata, purtroppo la formula magica non c’è ed è difficile coniugare esigenze sanitarie, politiche, sociali e di diritto. Ci sono dei punti però che per la loro criticità vanno affrontati senza mazzi termini, evitando rimbalzi di responsabilità, pannicelli caldi e lavate dicoscienza. Uno è certamente quello del Trasporti Pubblico Locale che, come questo fronte Sindacale denuncia sin da marzo, rappresenta un aspetto cruciale, perché la mascherina non protegge nelle condizioni di forte assembramento che vediamo giornalmente in tram e bus.
E’ il momento di ragionare sulle proposte del Sindacato senza sterili polemiche ed evitando di restare arroccati su posizioni preconcette. A prescindere dalle direttive dell’ultimo DPCM che appare eccessivamente attendista, il Sindaco resta la massima autorità locale in materia di sanità e protezione civile ed ha il doveredi attuare iniziativa per tutelare la comunità, mettendo sulla bilancia risultati ed errori delle scelte fin qui intraprese.