Una madre troppo apprensiva, un’agenzia matrimoniale scorretta e una figlia (peraltro già fidanzata) ignara di tutto: sembrano gli ingredienti per una commedia degli equivoci, invece sono i protagonisti di un fatto vero, accaduto in Sicilia, a Messina.
La madre, preoccupata per la figlia, è stata convinta da un’agenzia matrimoniale a sottoscrivere un contratto illegalmente, all’insaputa figlia (peraltro già fidanzata all’epoca). Grazie all’intervento di Confconsumatori la vicenda ha avuto un lieto fine e la donna è riuscita ad annullare il contratto e a recuperare i 730 euro versati.
I FATTI – Nel 2016 una donna sui 60 anni, residente in provincia di Messina, si era recata insieme al compagno convivente in un’agenzia matrimoniale per richiedere informazioni. La donna, infatti, non era al corrente che la figlia aveva già un fidanzato in quel momento, e aveva confidato al titolare le sue apprensioni e il desiderio che la figlia potesse trovare l’anima gemella, magari con un incontro casuale. Il titolare, anziché limitarsi a illustrare la proposta commerciale dell’agenzia e invitare la donna a tornare con la figlia, ha approfittato dello stato emotivo della madre e, a suon di “Possiamo fare tutto, ci pensiamo noi, è per il bene di sua figlia”, l’ha convinta a sottoscrivere un contratto a nome della figlia (senza alcuna delega) e a versare immediatamente 730 euro. Di lì a poco, la madre si è resa conto di essere stata in qualche modo raggirata, ma a fronte del rifiuto da parte dell’agenzia di annullare il contratto, si è rivolta alla sede di Confconsumatori di Santa Teresa di Riva (ME).
IL CONTRATTO ILLEGALE – L’avvocato Carmelina Cilla di Confconsumatori, pur rilevando le ingenuità della madre, ha da subito inteso la mala fede dell’Agenzia (poi riconosciuta anche dal giudice) che non poteva assolutamente proporre alla donna un contratto intestato alla figlia, ignara e all’oscuro di tutto, la quale, peraltro, una volta informata dell’iniziativa della madre ha avuto modo di esprimere tutta la propria personale contrarietà. Falliti i tentativi di soluzione bonaria della vicenda, si è arrivati alla causa e alla sentenza, emessa nei giorni scorsi, del Tribunale di Messina, che ha riconosciuto il diritto al rimborso della madre. L’Agenzia «in assoluta malafede – si legge nella sentenza – spinta dall’interesse ad acquisire una cliente, chiaramente sprovveduta e animata da preoccupazioni inesistenti sul futuro della figlia, l’ha convinta della validità della sua sottoscrizione, priva di apposita delega o procura, e della fattibilità delle prestazioni subdole offerte dal contratto».