Messina: Usura, alla vittima veniva applicato un tasso di interesse anche del 144%

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Messina – La Polizia di Stato ha dato esecuzione ad una ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di tre soggetti, ritenuti responsabili – in concorso tra di loro – del reato di usura pluriaggravata.

L’azione investigativa in questione rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina su una triste vicenda che ha visto un imprenditore costretto dal giogo usuraio di persone senza scrupoli.

Nel mese di agosto del 2019, la vittima si è presentata presso gli Uffici della Squadra Mobile della Questura di Messina, rappresentando – a causa delle difficili condizioni economiche in cui versava – di essere stata costretta a chiedere del denaro liquido a credito.

Quindi, per il tramite di MORVILLO Antonino, suo conoscente, l’imprenditore è stato messo in contatto con un altro odierno arrestato, VENUTI Nunzio, ottenendo un prestito di 3.000 Euro e restituendo, in trenta giorni, la somma di 4.000 Euro.

La situazione finanziaria della vittima non è, però, migliorata nel tempo, ragion per cui si è trovata nella necessità di chiedere ulteriori somme a credito al VENUTI, questa volta consegnando degli assegni a proprio nome a titolo di garanzia.

Entrato in una spirale da cui è certamente difficile uscire, l’imprenditore è stato nuovamente costretto a richiedere al VENUTI una somma di 3.000 Euro, per restituirne 4.000 entro un mese.

Trovandosi ben presto nella impossibilità di far fronte agli impegni assunti con gli odierni indagati, per l’imprenditore è iniziato un vero e proprio incubo, poiché egli veniva spesso contattato dal VENUTI, dal MORVILLO e dal terzo odierno arrestato, MAGGIO Giuseppe, che avanzavano sempre più pressanti richieste di denaro nei suoi confronti.

Tali richieste venivano accompagnate da minacce (anche) velate, ossia da precisi riferimenti operati dagli indagati all’ubicazione della abitazione della vittima, alla composizione del suo nucleo familiare e a gruppi criminali a disposizione del VENUTI per il “recupero crediti”.

Il MAGGIO e il MORVILLO hanno poi, secondo un “copione” piuttosto ricorrente nei fatti di usura, posto in essere un subdolo inserimento nella vicenda, ostentando la loro solidarietà alla persona offesa ma perseguendo, in realtà, biechi interessi personali.

Esasperato, l’imprenditore ha raccontato l’intera vicenda agli investigatori della Sezione Reati contro il patrimonio della Squadra Mobile, che hanno avviato una certosina attività di indagine condotta per il tramite di escussione di testimoni, intercettazioni telefoniche, ambientali, servizi di osservazione e dinamici sul territorio.

E le emergenze investigative hanno delineato un compendio, anche ad avviso del GIP che ha emesso il provvedimento coercitivo su richiesta della Procura della Repubblica della città dello Stretto, ampiamente idoneo a fondare un giudizio di gravità indiziaria a carico degli indagati con riferimento ai gravi fatti di usura in contestazione.

Una pietra angolare dell’intera azione investigativa deve essere considerato l’arresto, in flagranza di reato, del menzionato MORVILLO Antonino, avvenuto il 15 settembre del 2019.

In quella occasione, il MORVILLO era stato colto, fuori da un bar del centro cittadino, in flagranza di reato ed in possesso di banconote consegnategli immediatamente prima dalla vittima quale acconto della più consistente somma illecitamente richiesta per estinguere un debito i cui interessi, in poco tempo, erano ormai cresciuti a dismisura.

Le banconote in questione erano state, per di più, precedentemente “contrassegnate” dai poliziotti della Squadra mobile, che erano impegnati in un servizio di osservazione e tutela nei pressi del luogo dell’incontro.

Così e come accennato, condividendo l’imponente quadro indiziario raccolto dagli investigatori della Squadra Mobile, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, nella persona dei Pubblici Ministeri titolari delle indagini, ha richiesto ed ottenuto – dal competente Giudice per le Indagini Preliminari – la misura cautelare degli arresti domiciliari con divieto di comunicazione con persone diverse da quelle conviventi nei confronti di: 1) MAGGIO Giuseppe, cl. 1967; 2) MORVILLO Antonino, cl. 1982; 3) VENUTI Nunzio, cl. 1964.

I fatti-reato risalgono al periodo compreso tra l’aprile e il settembre del 2019. Specie in una fase socio-economica assai delicata quale è quella attuale, fondamentale è denunciare, per fare in modo che gli autori di simili odiosi reati siano assicurati alla Giustizia.

L’usura è un fenomeno insidioso, che investe diversi settori economici e sociali: rispetto al racket, non riguarda soltanto imprenditori o soggetti che svolgono attività commerciali o produttive, ma colpisce anche famiglie e fasce deboli e a basso reddito della società, che sono più esposte alla trappola dello “strozzino” in quanto non hanno facile accesso agli ordinari strumenti di credito legale.

Ciò implica il compiere due passi fondamentali: superare la paura di ritorsioni da parte degli usurai e convincersi del fatto che dall’usura non si esce. L’esperienza dimostra che si tratta, purtroppo, di un meccanismo perverso che finisce per invischiare le persone che versano in stato di bisogno, rovinando loro la vita.

La tutela per le vittime di usura, oltre che dalle risposte offerte dagli organi inquirenti, passa anche dalla previsione di appositi fondi di solidarietà previsti dalla Legge.