La lettura del sistema di accoglienza proposta dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nell’informativa alle camere del 16 novembre, utilizza ancora una volta la retorica dell’emergenza dietro la quale si nasconde un sistema che dal 2018 a oggi ha perso circa 70.000 posti, oltre la metà dei quali nei centri piccoli, favorendo la concentrazione di persone migranti in grandi centri. Il tutto in assenza di strumenti di trasparenza per valutare l’efficacia delle misure applicate.
I soccorsi in mare, che si concludono con lo sbarco in un porto sicuro, nulla hanno a che vedere con l’accoglienza che rimane un diritto per i richiedenti asilo, non una concessione.
“Il Ministro – evidenzia ActionAid – nella sua informativa, non riporta che le relazioni annuali al Parlamento sul sistema di accoglienza, nonostante l’obbligo di legge, non vengono pubblicate da due anni (l’ultima è quella relativa all’anno 2019 pubblicata nel 2020). Su quali basi i parlamentari possono valutare cosa ha concretamente prodotto il decreto sicurezza (che si vuole in maniera propagandistica reintrodurre) tra il 2018 e il 2020 e la successiva riforma Lamorgese? A partire dai dati che, in mancanza di fonti ufficiali, ActionAid Italia e Openpolis raccolgono dal 2018 ed oggi disponibili sulla piattaforma Centri d’Italia, è evidente che siamo di fronte a un’emergenza che non c’è 7 miigranti su 10 sono accolti in centri straordinari. Basta questo a dimostrare come sia l’intero sistema ad operare in maniera emergenziale.
Non è quindi sufficiente affermare – come si legge nella informativa – che c’è un problema nel reperimento dei posti menzionando le gare indette e quelle andate deserte. Occorre piuttosto chiarire che non c’è una reale programmazione e che si è scelto di non puntare sull’accoglienza pubblica in capo ai comuni, che ha standard ben più elevati dei centri straordinari e che la legge individua come il sistema ordinario e principale.
La mancanza di risposte alle gare ha origine piuttosto, come emerso nel report del 2020 la sicurezza dell’esclusione – fin dalla riforma del sistema di accoglienza operata dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Riforma che, attraverso il taglio dei costi e dei servizi previsti dal capitolato di gara – successivamente modificato solo in parte dalla Ministra Lamorgese – ha messo in difficoltà non solo il terzo settore, gli enti locali e le persone migranti, ma anche le prefetture, strette tra regole di difficile applicazione e la necessità di garantire il servizio, costringendo queste ultime a ripetere le gare e obbligandole ad una drastica riduzione dei posti in accoglienza di cui solo oggi il ministro sembra accorgersi.
Infine, i numeri relativi agli ingressi delle persone ucraine, citati dal Ministro Piantedosi, non sono sufficienti a giustificare una mancata tenuta del sistema vista la presenza della comunità ucraina sul territorio e vista la possibilità di richiedere una forma di sostentamento economico alternativo all’accoglienza istituzionale. Le soluzioni approntate per l’emergenza ucraina (con tutti i limiti e criticità) mostrano che è la volontà politica a fare la differenza.
ActionAid e Openpolis continueranno a monitorare il sistema di accoglienza, a chiedere trasparenza e che le scelte politiche si basino sulla valutazione delle precedenti misure e non sulla mera propaganda come nel discorso del Ministro dell’interno al Senato. Se così fosse, i decreti sicurezza dovrebbero essere non ripristinati, ma completamente abrogati.