Ancora naufragi nel Mediterraneo nel tentativo disperato di raggiungere la salvezza in Europa. Le persone arrivate oggi a Lampedusa riferiscono di due tragedie verificatesi nella notte nel tratto di mare tra la Tunisia e l’Italia. Nel primo caso i dispersi sarebbero circa 19, nel secondo caso almeno tre. I sopravvissuti, che sono nel frattempo stati portati all’hotspot, estremamente provati, dichiarano di aver perso familiari e amici. Ancora morti, dunque, lungo quella che si conferma una rotta altamente letale, tra quanti fuggono da violenze, guerre, persecuzione, povertà estrema sperando di raggiungere una possibilità di pace e futuro in Europa, attraverso l’unica modalità che è loro concessa in assenza di vie sicure e legali, cioè affidarsi ai trafficanti e a quella terribile roulette che è l’attraversamento del Mediterraneo in condizioni assolutamente insicure e pericolose.
Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro. I team di protezione di Save the Children stanno intervenendo per garantire un adeguato supporto ai sopravvissuti, ascolto e risposta ai loro bisogni primari.
Nel frattempo, le migliorate condizioni meteo marine hanno consentito altre partenze e nuovi sbarchi, che hanno portato di nuovo a oltre 1.200 il numero di persone all’interno dell’hotpost di Lampedusa, di cui almeno 280 sono minori non accompagnati. E sono proprio i minori stranieri non accompagnati, tra le categorie più vulnerabili, che negli ultimi mesi rimangono diverse settimane in hotspot, in attesa di un trasferimento, a causa della mancanza dei posti in strutture di prima accoglienza a loro dedicate. Un numero sempre troppo alto che non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone più vulnerabili, come anche i nuclei mamme-bambini, né la risposta adeguata ai loro bisogni essenziali, dimostrando ancora una volta l’inadeguatezza di strutture del genere a ospitare bambini e adolescenti soli, come ha recentemente riconosciuto anche la Corte europea dei diritti dell’uomo. Save the Children ricorda che l’hotspot di Lampedusa, così come quelli di Pozzallo e Taranto o ancora la tensostruttura di Roccella Ionica e il porto di Augusta, dove di recente i minori appena arrivati hanno dormito nelle tensostrutture in banchina in attesa di sistemazione, non possono essere considerate soluzioni di accoglienza adeguate, soprattutto per le persone più vulnerabili.
“Ancora una volta ci troviamo sgomenti di fronte a nuove tragedie in mare, che ci ricordano come sia indispensabile un’assunzione di responsabilità dell’Italia e dei Paesi membri dell’UE per l’attivazione immediata di un sistema strutturato di ricerca e soccorso per salvare le vite nel Mediterraneo. Allo stesso tempo, occorre assicurare a chi giunge sulle coste del nostro Paese, a partire dai bambini e dalle persone più vulnerabili, una prima assistenza dignitosa e trasferimenti tempestivi, oggi non garantiti a Lampedusa e nelle altre aree di sbarco. Per superare le criticità della prima accoglienza è indispensabile inoltre affrontare il tema dell’accoglienza e della integrazione nel nostro Paese superando una logica emergenziale, con un piano strutturato sul quale investire al livello centrale, regionale e territoriale” afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
La promiscuità, le critiche condizioni igienico-sanitarie dell’hotspot di contrada Imbriacola a Lampedusa, il sovraffollamento ricorrente che costringe spesso adolescenti, famiglie, mamme sole e bambini a dormire all’aperto, su materassi sporchi e logori, senza coperte, esponendoli a gravi rischi per la loro incolumità e per la loro salute, costituiscono motivo di costante preoccupazione. Save the Children, che è presente sull’isola per garantire assistenza e orientamento ai minori soli e ai nuclei familiari fin dal primo momento dell’arrivo, evidenzia come questa situazione sia ormai cronica. All’interno dell’hotspot si registrano di continuo gravi carenze e ritardi nell’erogazione di beni e servizi primari, come vestiario adeguato, cibo idoneo e accesso alle cure mediche.
Save the Children – attiva a Lampedusa con i suoi operatori– torna a fare appello al Governo, affinché siano immediatamente garantiti spazi adeguati e distinti per l’accoglienza degli adulti, dei minori e delle donne, anche facendo ricorso a strutture di prima accoglienza per i nuclei mamma-bambino e per i minori soli. Allo stesso tempo, chiede che siano ripristinate rapidamente all’interno dell’hotspot condizioni dignitose di accoglienza, a partire dalla regolare distribuzione dei generi di prima necessità e la fruibilità dei servizi igienici. Occorre inoltre velocizzare i trasferimenti, soprattutto delle persone più vulnerabili. Sottolinea, infine, il bisogno di potenziare il supporto sanitario alle persone all’interno della struttura di Contrada Imbriacola, oltre al presidio pediatrico che è stato attivato in questi giorni. Evidenzia infine anche l’importanza per i bambini e ragazzi di essere accolti in un ambiente adeguato e sereno, che consenta loro di elaborare quanto vissuto, e prevedendo per loro la possibilità di fruire di opportunità di socializzazione e di gioco anche all’esterno del centro.