Una ragazza migrante su tre intervistata in Nord Africa subisce o è testimone di abusi sessuali o altre forme di violenza di genere, mentre scappa dal Paese d’origine per cercare un futuro migliore in altri luoghi. Conflitti, violenze, mancanza di prospettive di lavoro, dissidi familiari ed esposizione ad abusi, matrimoni forzati sono tra i fattori che spingono le ragazze a migrare verso o attraverso il Nord Africa.
Lo afferma Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, in uno studio, realizzato in collaborazione con il centro Samuel Hall, intitolato “Girls on the Move in North Africa, che si basa su interviste realizzate nel 2022 a bambine, ragazze e giovani donne di età compresa tra i 9 e i 24 anni, principalmente provenienti da Paesi dell’Africa sub-sahariana, che migrano verso o attraverso la Libia, Tunisia e Marocco o arrivano in Italia e Spagna[1].
Disastri, conflitti e violenze hanno portato a un numero record di persone che lasciano i loro Paesi d’origine e circa 281 milioni di persone in tutto il mondo sono migranti. Il Medio Oriente e il Nord Africa ospitano il maggior numero di minori migranti e il numero di ragazze migranti è in aumento. La ricerca, condotta da Save the Children e dalla Samuel Hall, ha anche rilevato che una ragazza su cinque intervistata cita la violenza domestica come motivo della migrazione, mentre una ragazza su sette ha menzionato la fuga per sfuggire a matrimoni forzati o precoci[2].
Rainatou*, 20 anni, vive in Spagna, racconta di essere fuggita dal padre violento che la picchiava ripetutamente e che aveva cercato di farla sposare con un uomo anziano con tre mogli. “Le mie sorelle sono scappate da casa e fino a oggi non abbiamo notizie di loro – ha detto – Quando mio padre l’ha scoperto, mi ha bruciato i piedi in modo che non potessi scappare. Ha detto che se non hai i piedi non puoi uscire. Mi ha segnato con il ferro e il fuoco perché non fuggissi come le mie sorelle, ma io sono scappata dal mio villaggio, non volevo che mi trovasse e mi rifacesse le stesse ferite o mi costringesse a sposarmi.”
Alla fine Rainatou è riuscita ad allontanarsi dal suo villaggio. Sola e senza soldi, ha camminato per cinque giorni prima di essere prelevata da un camion e portata nella città più vicina.
Le opportunità di pianificare il viaggio sono spesso limitate e molte ragazze non sono consapevoli della piena portata dei rischi e dei pericoli connessi alla migrazione prima di mettersi in cammino. Alcune ragazze hanno utilizzato stratagemmi per ridurre al minimo i pericoli, come vestirsi da ragazzi o viaggiare con coetanei o adulti per proteggersi.
Marie*, 14 anni, del Camerun, che ha viaggiato con sua madre, ha descritto molteplici casi di chiusura in case in Marocco e Algeria. “Siamo arrivati in un piccolo villaggio – ha affermato – Ci sono venuti a prendere e ci hanno portato in un altro posto con donne e bambini. Siamo rimasti alcuni giorni senza spostarci, mangiare e bere. In questo posto violentavano persone e persino bambini. Stavano per violentare anche me, ma mia madre è riuscita a salvarmi”.
Un altro rischio comune durante la migrazione attraverso il Nord Africa è l’arresto o la detenzione. Noella*, 16 anni, viene dalla Costa d’Avorio e ora vive in Italia. È stata intercettata dalla guardia costiera libica e inviata in un centro di detenzione. “Mi hanno sbattuto la testa contro il muro in Libia – ha raccontato – Hanno chiesto soldi ma io non ho una famiglia, quindi mi hanno trattato male. Altre volte ti mettono un sacchetto di plastica in faccia. Vogliono farti del male”.
Oltre alle minacce e ai pericoli, è probabile che le ragazze incontrino ostacoli all’accesso ai servizi sociali di base, compresa l’assistenza sanitaria. Una ragazza su sei intervistata ha segnalato barriere nell’accesso ai servizi sia in transito che nella destinazione finale.
Le ragazze che migrano hanno bisogno di accedere all’assistenza sanitaria, compresa quella mentale, ma anche ai servizi di salute materna, alla registrazione delle nascite, nonché all’istruzione e all’alloggio. Le barriere linguistiche, la sfiducia nei confronti delle autorità, combinate con la mancanza di documentazione e la consapevolezza dei servizi disponibili, sono ulteriori sfide.
“Le ragazze che migrano hanno bisogno di un sostegno mirato che tenga conto dei rischi e delle barriere di genere che devono affrontare. A partire dai loro Paesi d’origine, c’è bisogno per loro e le loro famiglie di un migliore accesso alle informazioni sulla migrazione prima della partenza, in modo che possano prendere decisioni informate e adottare misure per rendere il viaggio il più sicuro possibile se scelgono di trasferirsi. Nei luoghi di transito sono necessari interventi urgenti per migliorare l’accesso ai servizi sociali, che comprenda anche le cure mediche” ha dichiarato Tory Clawson, direttore della Migration and Displacement Initiative di Save the Children.
“Questo studio affronta una lacuna informativa critica, è infatti il primo del suo genere a fornire una comprensione olistica e specifica per genere delle esperienze delle ragazze che migrano attraverso e verso il Nord Africa. Le politiche e i programmi esistenti devono essere adattati, lavorando con le dirette interessate per sviluppare approcci mirati e inclusivi di genere, per assicurarsi che il sostegno che ricevono soddisfi effettivamente le loro esigenze” ha aggiunto Marion Guillaume, della Samuel Hall.