Il Codacons torna ad attaccare sul tema delle multe: l’Associazione, che da anni porta avanti una battaglia durissima per fare in modo che i proventi delle sanzioni riguardanti il Codice della Strada siano destinati, come prevede la legge, alla sicurezza stradale, denuncia una volta di più l’impiego di queste risorse per ragioni che con hanno nulla a che vedere con la circolazione e la tutela degli utenti: la copertura dei rincari di luce e gas.
Per il Codacons, distrarre risorse indispensabili per tappare il buco aperto dal caro-bollette nei bilanci dei Comuni è una scelta assurda e sbagliata, che avrà conseguenze gravissime sulla sicurezza stradale. Per questo l’Associazione avvierà un ricorso alla Corte Costituzionale per ottenere l’annullamento della norma.
Un emendamento (sconosciuto ai più) al decreto Aiuti, approvato in sede di conversione in legge e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, autorizza infatti i Comuni a utilizzare “per il solo anno 2022” i proventi delle multe comminate per il superamento dei limiti di velocità, nonché gli introiti della sosta a pagamento sulle strisce blu, “a copertura della spesa per le utenze di energia elettrica e gas”, schizzate alle stelle a causa del caro-energia. Tutto ciò in deroga alle norme del Codice della Strada secondo cui i proventi delle multe, in particolare quelli derivati dalle sanzioni per eccesso di velocità rilevate con l’autovelox, devono essere destinati – almeno in parte – a interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali.
Incredibilmente, questo accade proprio nell’anno (il 2022) in cui esordisce finalmente un meccanismo per rendere più trasparente l’impiego di tali risorse – già in passato utilizzate non per migliorare le infrastrutture stradali ma per coprire i buchi di bilancio – da parte dei Comuni, obbligati a pubblicare online la rendicontazione annuale degli importi incassati dalle contravvenzioni elevate per infrazioni stradali e la destinazione di questi fondi, così come richiesto dalle norme di legge. Ora invece i Comuni potranno sottrarre queste somme alla realizzazione di “interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali, ivi comprese la segnaletica e le barriere, e dei relativi impianti, nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale, ivi comprese le spese relative al personale” (art. 142 comma 12-ter CdS) e destinarle a coprire il caro-bollette e i costi in crescita dell’energia. Altro che sicurezza stradale.
In un Paese che già destina risorse minime alla sicurezza stradale, con una percentuale altissima di incidenti stradali con vittime e feriti che hanno come concausa le infrastrutture fatiscenti, che già non riesce a centrare gli obiettivi europei sulla riduzione progressiva della mortalità stradale, in un Paese che nel 2021 ha contato 2.875 morti sulle strade (+20,0% rispetto all’anno precedente), 204.728 feriti (+28,6%) e 151.875 incidenti stradali (+28,4%), usare risorse che possono salvare la vita a migliaia di persone per altri scopi è una scelta indecente e sbagliata.
“Ancora una volta il Governo italiano svilisce e trascura la sicurezza stradale, ovvero l’incolumità dei suoi cittadini”, commenta il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. “Incredibile che nessuno abbia detto nulla rispetto a un obbrobrio normativo di questo tenore, che avrà un impatto diretto e sicuramente nefasto sulla sicurezza sulle nostre strade: ci rivolgeremo alla Corte Costituzionale per contrastare questa norma illogica e pericolosa”, conclude.