
Nella scuola elementare di via Antonini 50, dove si era nascosta l’EIAR, emittente della propaganda fascista, Radio Milano Libera annunciò la fine dell’occupazione nazifascista…
Milano – Il 26 aprile del 1945 dalle onde radiofoniche di Radio Milano Libera parte il primo annuncio ufficiale della liberazione della città dall’occupazione nazi-fascista. In un’aula della scuola elementare “Damiano Chiesa”, in via Antonini 50, periferia sud di Milano, finiva il regime e iniziava una nuova Italia.
Domani, domenica 13 aprile, alle ore 15 i rappresentanti dell’Amministrazione comunale saranno alla scuola per porre una targa in memoria di questo storico momento condividendo con il quartiere Vigentino e la cittadinanza un momento di festa.
Alle ore 9 del mattino, dopo le note dell’Inno di Mameli, una voce inaspettata si levò dai sotterranei dell’edificio: era quella di Giuseppe Gaiani, ingegnere in pensione, improvvisato speaker della libertà. I giornalisti della Repubblica Sociale erano fuggiti. Fu lui a pronunciare le parole che segnarono la fine del regime e l’inizio di un nuovo tempo: “In nome del popolo italiano, il Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia assume tutti i poteri civili e militari. Proclama lo stato di eccezione in tutto il territorio di sua competenza. Tutti i corpi militari fascisti sono disciolti. I loro membri devono abbandonare il loro posto immediatamente e recarsi nei campi di concentramento, in attesa dell’accertamento delle rispettive responsabilità”.
Radio Milano Liberata, questo il nome della stazione, trasmetteva dagli ex studi dell’EIAR – la radio di Stato del regime – trasferiti lì dopo i bombardamenti su corso Sempione. Quegli spazi, un tempo dedicati alla propaganda fascista, diventavano ora la culla della verità.
L’EIAR, fondata nel 1924 – l’anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti – era stata per vent’anni il megafono del regime, la voce che glorificava il Duce e silenziava ogni dissenso. Ma accanto a essa, nel buio della clandestinità, cresceva anche un’altra voce: quella di Radio Tevere, che già nel 1944, tra jazz proibito e ironia dissacrante, rompeva la maschera del potere. Il 28 aprile, sempre da via Antonini, Radio Milano Liberata trasmise un’altra notizia destinata a cambiare per sempre il corso della storia: “Volontari della libertà si sono impadroniti oggi alle 16, a Giulino di Mezzegra, di Mussolini e dei principali gerarchi fascisti, giustiziandoli dopo un breve ma regolare processo”.
Era la fine del Ventennio. Nei giorni seguenti, attraverso le frequenze liberate, il Comitato di Liberazione Nazionale per l’Alta Italia – con Riccardo Lombardi primo prefetto della Milano libera – annunciava al Paese l’inizio della ricostruzione morale e civile, ammonendo: “Siate generosi e giusti ma siate fermi e risoluti. Non permettete che il fascismo schiacciato risorga un’altra volta, perché la classe responsabile dei nostri disastri esiste ancora”.
Dal 26 aprile 1945, la radio non fu più soltanto uno strumento di potere. Tornò a essere memoria, verità, libertà.