Ricerca, innovazione, valorizzazione delle università italiane e dei suoi ricercatori sono stati i temi al centro dell’intervento del ministro Anna Maria Bernini, in visita al XXVI congresso mondiale di chirurgia dell’obesità IFSO (dell’International Federation for the Surgery of Obesity and Metabolic Disorders) in corso a Napoli, accompagnata dal presidente del congresso, Luigi Angrisani.
“L’obesità non è solo una malattia ma anche un fattore di rischio che può e deve essere contenuto ed evitato con una combinazione di innovazione, tecnologia e ricerca scientifica. Un campo in cui gli italiani, e la scuola napoletana, sono rappresentanti straordinari a livello mondiale – ha spiegato il Ministro Bernini –. Non a caso il Ministero dell’Università e della ricerca ha come priorità assoluta l’impegno per gli studenti, che sono la forza umana della ricerca e il nostro futuro. Noi, infatti, ci definiamo un ‘HUB’ che produce futuro. E il futuro è anche e soprattutto nella ricerca per la salute della popolazione. Per la legge di bilancio – prosegue il Ministro Bernini – l’obiettivo del Mur è di rafforzare le borse di studio e di dottorato di ricerca. E di introdurne altre per l’Erasmus italiano, il nuovo progetto che partirà da quest’anno accademico e che consentirà agli studenti di passare da una università a un’altra, da Nord a Sud, e viceversa, per completare la loro offerta formativa in base alla specificità delle singole facoltà. Naturalmente questa sarà anche una legge di bilancio molto legata a temi del contenimento del disagio sociale, capace di raggiungere i luoghi del bisogno, con le giuste allocazioni delle risorse”.
“Questo congresso che focalizza la sua attenzione sull’obesità è molto importante non solo per il tema trattato ma anche per la sua valenza internazionale – prosegue Maria Triassi, presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli –. Ormai l’obesità è una malattia sociale ed è una delle emergenze cronico degenerative del nostro tempo ed è quindi importantissimo che una Scuola di medicina se ne occupi e testimoni delle eccellenze sia in ambio formativo che scientifico”.
“La dimostrazione di questo sono i numeri da record – aggiunge il presidente del Congresso, Luigi Angrisani, professore associato in Chirurgia Generale del Dipartimento di Sanità Pubblica all’Università Federico II di Napoli – con oltre 3 mila iscritti, rappresentanti di 153 paesi del mondo, che hanno seguito un programma scientifico molto impegnativo, con la prima vera discussione sulle nuove linee guida per la chirurgia bariatrica. Inoltre vi è stato un grande confronto sulle procedure e tecniche chirurgiche più recenti, oltre che di approfondimento sui vantaggi della chirurgia robotica, oggi sottoutilizzata nella chirurgia bariatrica, ma che in futuro potrebbe rivoluzionare il lavoro del chirurgo in sala operatoria e il recupero dei pazienti. Tutto questo all’insegna della multisciplinarietà: oltre ai chirurghi, all’evento parteciperanno anesteissti, internisti, gastroenterologi, endoscopisti, psichiatri, psicologi, nutrizionisti, cardiologi, pneumologi, endocrinologi e diabetologi”.
“Al Congresso – sottolinea Mario Musella, presidente del congresso SICOB (Società Italiana Chirurgia Obesità) appena concluso, professore ordinario di chirurgia generale all’Università Federico II di Napoli – vi è stata una interazione totale tra psichiatri, nutrizionisti, endoscopisti, internisti, endocrinologi e chirurghi, vale a dire gli specialisti che prendono in carico il paziente. In Italia il 10% della popolazione, vale a dire 6 milioni di persone, soffre di obesità. Di queste il 10% (600.000) ha un’indicazione al trattamento chirurgico secondo le più recenti linee guida Italiane ed Internazionali, ma nel nostro Paese annualmente si eseguono non più di 20-30.000 interventi di chirurgia bariatrica; questo fa capire quanta differenza ci sia tra la potenziale domanda e l’offerta e quanto sia grande il desiderio di recupero della propria salute da parte dei potenziali pazienti”.
“L’obesità ha tra le sue complicanze in prima battuta le problematiche cardiovascolari – aggiunge Pasquale Perrone Filardi, presidente Società Italiana di Cardiologia (SIC) –. Quindi purtroppo non solo lo scompenso cardiaco, ma anche il rischio di ictus e infarto. Oggi sappiamo con certezza che curare l’obesità con le nuove terapie farmacologiche e con la chirurgia bariatrica significa ridurre le complicanze al cuore e anche quelle oncologiche. Questi interventi, se effettuati secondo i parametri previsti dalle linee guida, riducono moltissimo le conseguenze dell’obesità”.
“Come Scuola di Medicina dell’Università Federico II – conclude la prof.ssa Triassi – diamo atto ai professori Musella e Angrisani del lavoro eccellente svolto e siamo lieti che un appuntamento così rilevante si svolga a Napoli dando così lustro alla medicina napoletana e alla nostra Scuola che ha così l’opportunità di mettere in evidenza le proprie eccellenze impegnate sul fronte della diagnosi, della ricerca e della cura dell’obesità”.