MIRABELLI
Al Ministro della giustizia
Premesso che:
come riportato da fonti giornalistiche, il Carcere Minorile Cesare Beccaria di Milano è stato posto sotto un regime di osservazione speciale in ragione della complessità gestionale “di alto livello” derivante dalla “specificità criminologica milanese”;
l’istituto minorile, già noto alla cronaca per l’inchiesta della Procura sui presunti maltrattamenti ai danni dei detenuti, sfociati nell’arresto di tredici agenti e nella sospensione di altri otto, è l’unico, insieme al Nisida di Napoli, a rientrare nella classificazione di “sede di incarico superiore”;
tra le altre cose, la nuova denominazione prevede che la figura dirigenziale risponda a requisiti di anzianità “elevati, stringenti e inderogabili”, ovvero almeno nove anni e mezzo di esperienza comprovata nel sistema penitenziario. Il Beccaria si vede pertanto costretto ad operare l’ennesimo cambio al vertice, a meno di un anno dall’arrivo di Claudio Ferrari. L’attuale direttore era risultato primo in Italia al concorso e con il suo insediamento aveva posto momentaneamente fine alla girandola di figure part-time che si erano avvicendate alla guida dell’istituto negli ultimi vent’anni;
ai fini dell’individuazione della nuova figura dirigenziale, risulteranno decisivi i prossimi passaggi amministrativi. Agli atti predisposti dagli uffici manca infatti la firma del Ministro della giustizia, che con l’emanazione di un decreto sancirà definitivamente la nuova classificazione. Solo a quel punto potrà essere bandito un interpello nell’ambito degli istituti per adulti;
il cambio al vertice rischia tuttavia di influire in maniera negativa sul funzionamento dell’istituto, già duramente provato dalle reiterate rivolte e dalla citata inchiesta per maltrattamenti. Nel corso del suo pur breve mandato, il direttore Ferrari ha lavorato in modo indefesso al fine di sanare le numerose criticità e ristabilire una programmazione a lungo termine, dopo oltre dieci anni di assenza di un direttore;
l’arrivo di un nuovo dirigente si pone quindi in aperto contrasto con l’esigenza di garantire la stabilita e la continuità operativa dell’istituto, specialmente in previsione della consegna entro l’estate di nuovi spazi detentivi, che dovrebbero portare da 58 a 90 il numero di detenuti – molti dei quali di origine straniera ed affetti da gravi disagi psichici;
il ritorno a una figura dirigenziale provvisoria e un capo degli agenti di polizia penitenziaria anch’egli provvisorio, rischia di consegnare nuovamente il Beccaria ad una situazione di precarietà, caratterizzata da un approccio emergenziale e di corto respiro alla risoluzione delle criticità abitative. Resta il fatto che saranno gli operatori e i ragazzi reclusi a pagarne lo scotto;
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in merito ai fatti esposti in premessa;
quali siano le ragioni della decisione che hanno portato a cambiare il direttore e le responsabilità di chi ha, eventualmente, sbagliato a definire i requisiti per il precedente interpello;
quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di assicurare una maggiore stabilita amministrativa al Carcere Beccaria, garantendo altresì che i tre milioni di euro di fondi Fami vengano investiti nell’assunzione di figure professionali, quali i mediatori culturali e personale psico pedagogico, volte al recupero e al pieno reinserimento sociale dei detenuti.