“Il nodo della questione multiutility non è certo un’eventuale quotazione in borsa, una possibilità che, come Forza Italia, non ci vede certo contrari a prescindere. Il finanziamento di una struttura che dovrà gestire contemporaneamente acqua, energia e rifiuti, su un territorio ampio e con distretti industriali importanti, non può gravare solo sulle finanze pubbliche. Nell’ottica di fare investimenti, che servono quando si parla di risorse così determinanti, bisogna andare anche verso l’apertura ai privati: la multiutility non può rimanere a circuito chiuso”.
Lo affermano in una nota congiunta Erica Mazzetti, parlamentare di Forza Italia e responsabile nazionale del dipartimento lavori pubblici, e Silvia Guarducci del coordinamento di Forza Italia Prato. “Quello della privatizzazione è un falso problema – spiegano – perché il punto vero e irrisolto è un altro: la Regione si riempie la bocca con i bei proclami sull’economia circolare ma non ci sono gli impianti per trattare i rifiuti, non solo i termovalorizzatori, che comunque servono, ma anche tutti gli altri, soprattutto in alcune zone a forte vocazione produttiva”. “Condividiamo la scelta di spingere per il riciclo, il riuso e il recupero della materia, visto che siamo in tempi di generale scarsità, ma prendiamo atto che, nonostante il buon livello di raccolta differenziata, negli ultimi anni la percentuale del conferimento in discarica ha ricominciato a crescere”. Secondo le esponenti azzurre, ciò denota che “la differenziata non è poi così di ottima qualità e che è quanto meno necessario dotarsi di impianti adeguati a trasformare i rifiuti in materie prime seconde realmente utili”. “Per essere competitiva, offrire ai cittadini un servizio di qualità, possibilmente meno costoso rispetto a quello attuale che aumenta sempre, la Multiutility dovrebbe andare contro le attuali scelte della Regione. Rischia di essere, insomma, un ottimo progetto ma dalle basi fragilissime, per le carenze impiantistiche oggettive e per la difficoltà di attrarre investitori: siamo disponibili ad aprire un dialogo per migliorare il progetto purché ci sia la volontà di integrare queste evidenti lacune”, concludono Mazzetti e Guarducci.