L’Anaao Assomed giudica inaccettabile, pericoloso e illegittimo il percorso parallelo di formazione che la Regione Veneto intende avviare nei prossimi mesi per 320 medici di Pronto Soccorso e 180 tra geriatri e internisti, finanziato con 25 milioni di euro. Per contrastare questo progetto l’Associazione ha dato mandato ai propri avvocati di impugnare le delibere regionali e di inviare un esposto-denuncia alla Corte dei Conti.
“Sebbene finora circoscritta al Veneto – dichiara Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao Assomed – riteniamo doveroso bloccare sul nascere questa iniziativa al fine anche di evitare l’emulazione da parte di altre Regioni di una mortificante e costosissima area di parcheggio per i giovani colleghi neolaureati senza alcuna prospettiva professionale che comporta un autentico spreco di danaro pubblico. Non è questa la soluzione per la grave carenza di specialisti da noi denunciata da anni. Molto meglio sarebbe stato l’utilizzo di queste risorse per incrementare il numero delle borse di specializzazione di competenza regionale”.
“Per non parlare – richiama Palermo – dei risvolti di ordine pratico e di sicurezza delle cure. Come si può pensare che solamente 92 ore di formazione in aula e due mesi di tutoraggio nei reparti delle aziende sanitarie possano essere equiparabili e sostitutivi di un corso di formazione specialistica in medicina d’urgenza, geriatria o medicina interna che durano 4 o 5 anni e richiedono migliaia di ore di formazione in aula e migliaia di ore di tutoraggio? Come si può pensare di inviare poi questi colleghi allo sbaraglio in “prima linea” nei reparti che accolgono pazienti acuti e nei pronto soccorso, creando così condizioni organizzative di grave rischio per la salute degli utenti?
Chi lavora con i colleghi in formazione specialistica, sa bene che solamente dopo 2 o 3 anni del percorso formativo, possono essere in grado di iniziare a decidere ed agire in autonomia. Pensare di far gestire loro, dopo appena 2 mesi di formazione e tirocinio, pazienti anche limitatamente ai codici bianchi e verdi in pronto soccorso, dove serve esperienza clinica consolidata per saper distinguere, per esempio, una gastrite acuta da un infarto cardiaco inferiore, è, a nostro giudizio, una scelta politica e tecnica incosciente ed inaccettabile da contestare e contrastare in tutti i modi, poiché espone a seri rischi i pazienti e gli stessi operatori. Viene infatti compromessa gravemente la sicurezza e la qualità delle cure con un aumento importante del rischio clinico”.
“Critichiamo anche la forma di contratto con cui questi giovani colleghi neolaureati verrebbero inquadrati. Le delibere del Veneto violano apertamente le leggi nazionali ed europee sulla formazione specialistica: i colleghi in questione non verrebbero infatti ingaggiati con contratti formazione lavoro, bensì con contratti di lavoro autonomo. Ed anche le prospettive di assunzione dopo il breve corso formativo rimangono nell’ambito libero professionale. Voglio ricordare per l’ennesima volta – sottolinea Palermo – che la Corte Costituzionale in merito è stata tassativa: ai ruoli del SSN si accede solo con il pubblico concorso e in possesso del titolo di specialista a garanzia della salute dei cittadini che devono poter essere curati da medici adeguatamente formati e competenti”.
“È facile, infine, prevedere che questi giovani colleghi, sfruttati come temporanei “tappa buchi” nelle aziende sanitarie e con remunerazioni low cost, difficilmente sceglieranno di rimanere precari a vita preferendo partecipare, anno dopo anno, ai concorsi di selezione per i posti di specializzazione che garantiscono una carriera professionale più qualificata ed una occupazione stabile”.