In molti di questi paesi la corruzione e la deforestazione sono fenomeni particolarmente diffusi per cui il rischio di cucinare bistecche dall’amaro sapore di reato ambientale è alto. Se la percentuale di carbone di legna ad alto rischio (proveniente da Ucraina, Nigeria, Paraguay) importato solo nell’UE viene convertita in legno equivalente, si deve presumere che da 1,6 a 6 milioni di metri cubi di legno potenzialmente illegale entri ogni anno nell’UE sotto forma di carbone di legna.
Con uno studio commissionato al Thunen Insitute for Wood Research il WWF ha voluto fare luce, a scala ampia, su di un mercato poco regolamentato ma certamente coinvolto nel problema della deforestazione e del degrado forestale. Il centro di ricerca tedesco ha letteralmente passato al microscopio (tecnica della microscopia 3D a luce riflessa) 150 confezioni di carbonella di legna e briquette acquistati in 11 paesi europei tra ottobre 2019 e aprile 2020. Così 4.500 frammenti di carbone (30 per sacco) sono stati analizzati in un laboratorio di identificazione forense del legno per accertare le specie impiegate nella trasformazione e, dove possibile, la provenienza geografica. Infatti le analisi ad alta risoluzione hanno stabilito la proporzione dei diversi legni europei rispetto a quelli delle regioni subtropicali e tropicali, note per la deforestazione in atto da tempo. Il risultato complessivo dell’indagine anatomica è stato che la gran parte del carbone per barbecue (circa il 46%) in Europa è importato da paesi sub-tropicali e tropicali del pianeta, e tale percentuale sale a oltre il 60% per i paesi Spagna, Italia, Polonia e Belgio.
A gennaio di quest’anno, sono state spedite in Germania dal WWF Italia 23 diverse confezioni di carbone da barbecue, acquistate con metodo casuale presso 13 rivenditori. Solo 2 di queste confezioni recavano sull’involucro la lista delle specie legnose d’origine e solo una delle due recava informazioni complete. In 15 delle 23 confezioni il 65% del legno da cui origina il carbone è risultato di provenienza tropicale, con alto rischio di taglio illegale e sovrasfruttamento.
All’interno dello scenario europeo, con circa 65 mila tonnellate annue, l’Italia emerge come il 6° paese per consumo di carbone per barbecue, di cui indicativamente 28% proviene dall’interno dell’Unione e 72% da paesi extra-europei. L’Italia importa quasi il 20% in più della media europea un prodotto che proviene dalle foreste tropicali e subtropicali. 1/5 del carbone da barbecue proviene dalla Nigeria, il secondo produttore al mondo di carbonella, di cui gran parte di provenienza illegale e fonte di finanziamento di gruppi terroristici.
La denuncia del WWF:
Chi compra oggi carbonella, non è in grado di poter verificare la provenienza chiaramente legale del prodotto, in mancanza di indicazioni geografiche e informazioni sul prodotto complete ed esaurienti sulle confezioni.
Le richieste WWF all’Europa:
Zero carbonella illegale. È urgente stabilire regole di trasparenza del confezionamento e un maggiore rigore nella selezione dei paesi produttori a rischio. Gli importatori europei sono esclusi dal rispetto della procedura due diligence per prevenire il commercio di legname illegale in Europa (EU Timber Regulation -EUTR) e che si applica al legno e a molti prodotti da esso derivati. Se la norma comprendesse anche il carbone di legna, l’onere della prova spetterebbe anche agli importatori di carbone di legna, che dovrebbero dimostrare, nell’ambito del processo di due diligence, che quello importato proviene da fonti legali.
Le indicazioni WWF ai consumatori:
Al momento l’unica scelta utile del cittadino è quella di consumare solo carbone per barbecue di cui il rivenditore fornisce sulla confezione complete informazioni rispetto alle specie legnose originarie e con l’etichetta Forest Stewardship Coucil-FSC attestante la gestione forestale responsabile della foresta.