CATANIA – Superare lo shock normativo, dare spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti, introdurre principi che garantiscano opere nell’interesse collettivo e che possano ridurre i tempi nelle procedure di appalto anche del 20/30%. Queste alcune delle novità introdotte dal nuovo Codice degli Appalti, operativo dal 1° luglio e al centro dell’ultimo dibattito promosso da Ance Catania e Ance Sicilia.
Durante l’incontro – tenutosi questa mattina, 11 luglio, presso il polo Culturale Verga di Sant’Agata Li Battiati – sono stati accesi i riflettori sulla nuova normativa, allo scopo di «dare supporto alle nostre imprese, ma anche alle Amministrazioni, nell’approccio col nuovo Codice, che contiene elementi innovativi – esordisce il presidente di ANCE Catania Rosario Fresta – tra i principi fondamentali quello della fiducia, sia nei confronti della Pubblica Amministrazione, sia negli affidatari. In attesa del recepimento della normativa da parte della Regione Siciliana – continua – l’unica perplessità è legata alla qualificazione delle pubbliche amministrazioni, già presente nel vecchio Codice, ma mai portata a compimento». Argomento ripreso dal sindaco del Comune etneo Marco Rubino, che evidenzia l’importanza «di incontri di formazione sul tema, accorciando i tempi di apprendimento della materia. Questo si rifletterà nello snellimento delle attività burocratiche, fondamentali per accedere e usufruire al meglio dei finanziamenti regionali e nazionali».
Insieme a quello della fiducia, pilastri portanti sono i principi della trasparenza e della concorrenza, l’obiettivo del risultato e l’accelerazione sulla digitalizzazione. Elementi chiave che ridanno valore alla discrezionalità della stazione appaltante, che dovrà sempre operare nell’interesse delle collettività. Uno strumento indispensabile e rivoluzionario – come descritto da Giuseppe Costantino, vicepresidente di Ance Catania nell’introduzione dei lavori – per raggiungere gli obiettivi del PNRR e puntare allo sviluppo del territorio. Entrando nel dettaglio, «il nuovo Codice permette di superare le criticità emerse con il codice del 2016 – commenta Ida Nicotra, professore ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università di Catania – inaugurando una nuova stagione della contrattualistica pubblica che scavalca la paura della firma e responsabilizza i funzionari nella direzione del bene comune. Elemento in contrapposizione al sospetto, che ha caratterizzato i precedenti criteri di assegnazione, bloccando per tanti anni il processo di crescita e sviluppo delle opere pubbliche. Altro pilastro è quello del risultato, legato all’obiettivo che le stazioni appaltanti devono realizzare attraverso il procedimento dell’aggiudicazione delle gare, perseguendo i criteri di efficienza ed efficacia. Terzo punto è la digitalizzazione della gara, che significa semplificazione, trasparenza, tracciabilità delle decisone pubbliche e alleggerimento del lavoro degli operatori economici».
Una macchina da oleare, una nuova visione per la crescita del Paese. Secondo il presidente di Sezione del Consiglio di Stato Michele Corradino, lo strumento presenta una sola criticità: «mettere in atto i buoni propositi normativi. E per superarla – prosegue – occorrono una mirata formazione dei funzionari della pubblica amministrazione, investimenti tecnologici e allineamento da parte delle imprese a questa nuova filosofia che regolamenta le opere pubbliche». Anche per Corradino la vera novità è la “fiducia”, «essenziale per modificare un sistema ingabbiato e ingessato sul meccanismo del massimo ribasso, non sempre sinonimo di risparmio nel lungo termine, lasciando spazio alla qualità e alla capacità di innovare». Altra parentesi è stata aperta sulla trasparenza, «strettamente legata alla digitalizzazione nativa dei documenti – aggiunge Corradino – consentendo una veloce e completa accessibilità alla documentazione da parte degli addetti ai lavori. Purtroppo, oggi 1/3 dei contratti viene stipulato ancora con carta e penna, mentre gli altri sono file digitalizzati e inseriti in archivio». Quest’ultimo aspetto è ampiamente condiviso dall’avvocato Francesco Stallone (P.MMS Legal Avvocati di Palermo): «Digitalizzare non vuol dire solo dematerializzare. Sottovalutare questo tema significherebbe non ottenere i risultati auspicati con il nuovo Codice, rinunciando a rapidità nella procedura ante e post gara e nella verifica della qualità e della correttezza del progetto. Si è quindi affrontato il tema di come la Regione Siciliana interverrà con le necessarie modifiche alla Legge regionale, alla luce del Disegno di legge, attualmente all’esame della IV commissione, che l’Assemblea regionale sarà chiamata ad approvare, esaminando quindi come e quale ruolo avranno gli UREGA nel nuovo panorama disegnato dal codice come soggetti preposti all’espletamento delle gare
Sul complesso sistema del regime transitorio, della coesistenza delle norme del codice 50 e delle disposizioni emergenziali per gli interventi PNRR/PNC ha parlato Francesca Ottavi, direzione Opere pubbliche di Ance Nazionale, con un affondo su alcune criticità, tra queste quelle collegate all’istituto della revisione prezzi. A conclusione dell’evento, spazio alle domande e alle riflessioni, ma anche al punto di vista degli operatori economici ed amministrazioni, coordinate da Ines Petrilla, direzione Ance Catania.