“I contagi tra gli infermieri e il personale medico sono in crescita costante. Se il trend prosegue in questo modo, tra qualche mese gli ospedali saranno carenti di personale e molti reparti dovranno chiudere. Temiamo una Caporetto sanitaria”. A lanciare l’allarme è il sindacato infermieri italiani, Nursing up. “Le proiezioni fatte dal nostro staff di monitoraggio e controllo – spiega Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri italiani, Nursing up – ci dicono che a dicembre c’è un rischio concreto per la tenuta complessiva del sistema sanitario italiano. E al sud la situazione rischia di diventare esplosiva”.
I contagi tra il personale sanitario
A oggi in Italia i contagi del personale sanitario ammontano a 50.759. Negli ultimi 30 giorni sono stati 17.042. Dall’8 al 9 novembre ci sono stati 921 contagi. Nella seconda ondata del virus gli operatori sanitari risultati positivi sono stati 33.717. Se il trend degli ultimi giorni si manterrà anche per il futuro, il 15 dicembre, come mostra il grafico elaborato dal Nursing up, si potrebbero avere oltre 55000 operatori sanitari contagiati, di questi oltre 25000 saranno infermieri.
Le terapie intensive
Gli ultimi dati evidenziano che in alcune regioni il 70 per cento delle terapie intensive è già occupato e il margine operativo è del 30 per cento. Sono complessivamente quasi 3 mila i posti occupati, su 7611 disponibili. Se non ci sarà un contenimento del contagio, a fine dicembre non ci saranno posti letto. Preoccupa già adesso la Liguria, vicina al 50 per cento di saturazione, e la Valle D’Aosta, già al 75 per cento.
La proposta del Nursing up
“Il tracciamento e l’isolamento dei soggetti positivi – spiega De Palma – resta l’unica arma contro il virus. Da settimane ripetiamo che gli infermieri sono pronti ad aiutare il Paese. Con i tamponi rapidi si potrebbero ‘scovare’ migliaia di positivi e limitare in modo considerevole la diffusione dei contagi. Per far questo si possono mettere in campo, sul totale di 450 mila infermieri italiani, i liberi professionisti a quelli che operano nelle strutture del SSN ma che non sono impegnati nelle gravose attività dell’assistenza ospedaliera . Allestendo postazioni drive in, come alcune città hanno già fatto, si potrebbe condurre uno screening a tappeto su tutto il territorio nazionale. Coinvolgere gli infermieri significherebbe, peraltro, alleggerire in modo considerevole il lavoro delle strutture sanitarie, evitando il diffondersi del contagio tra il personale. Limitando così il rischio collasso. Qual è la ragione che vieta di fare questo? Le best practices di altri paesi, come la Korea, avrebbero dovuto insegnarci qualcosa e invece nulla. Nessuno ha pensato di seguire questa strada. Eppure il modello Korea, attivato già lo scorso mese di marzo, ha dato ottimi risultati. Ma i governanti italiani non sono stati capaci nemmeno di copiare. Purtroppo, se non si invertirà la curva dei contagi, per gli infermieri italiani, e più in generale per il personale sanitario, si prospetta una ‘Caporetto’. Spiace dirlo, ma i numeri non mentono”.