“In occasione dello scorso 17 maggio – prosegue – l’Agenzia Europea per i diritti fondamentali, che ha realizzato la più ampia ricerca sulle persone LGBTI+ dell’area Ue, ci ha restituito l’immagine di una Italia in cui le persone LGBTI+ subiscono un’oppressione quotidiana, capillare: il 62% di loro teme di prendere per mano il o la partner in pubblico, il 30% che dichiara di evitare determinati luoghi a causa del rischio di subire aggressioni e il 32% che ha subito molestie nell’ultimo anno. Questo clima condiziona non solo le vite di chi subisce il fatto criminale ma impone a tutti gli altri e le altre la rinuncia o la ricontrattazione graduale di alcune libertà fondamentali, che hanno a che fare con la propria identità e le persone con cui si condividono relazioni affettive o sessuali, ma che a catena coinvolgono tutte altre.
Il Governo e la maggioranza parlamentare hanno ora l’occasione di affrontare un ostacolo imponente nella nostra cultura dominante, un problema irrisolto da decenni: è perciò auspicabile che la discussione del testo abbia tempi certi e sia esente da trattative al ribasso, ma anzi si ponga l’obiettivo della migliore legge possibile.
Il testo depositato interviene sia sulla parte penale, sia sulle politiche di prevenzione e contrasto e di sostegno alle vittime. Vengono estese le norme penali legate ad aggravante e istigazione alla discriminazione e alla violenza fondate su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. E questo è un punto importante, atteso da decenni.
Sul fronte delle politiche attive e di sostegno alle vittime, apprezziamo l’estensione delle competenza di UNAR all’ambito LGBTI, l’istituzione di un fondo di 4 milioni di euro per i centri antiviolenza e le case rifugio (pochissimi rispetto alle dimensioni del fenomeno ma pur sempre un inizio), e l’istituzione di una ricerca ISTAT triennale per porre rimedio al fenomeno dell’under reporting in questo ambito.
La legge può rappresentare un importante avanzamento dell’attuale situazione di pressoché totale disimpegno da parte delle istituzioni sul tema delle discriminazioni verso le persone LGBTI+. Ma molto ancora si può e si deve fare. Resta irrisolto ad esempio il complesso tema della propaganda discriminatoria che, fatto salvo per il razzismo, resta un vuoto nel nostro ordinamento, da affrontare presto, con serietà e con sguardo ampio e trasversale. Ma è del tutto assente nel testo anche il tema importantissimo delle teorie riparative, cioè dei percorsi a cui vengono sottoposte persone lgbti+, spesso minori, per correggere un orientamento o un genere ritenuto non conforme alle attese. Una forma di sevizia gravissima, che in numerosi paesi europei – l’ultima è stata la Germania – è stata espressamente e severamente vietata. L’auspicio è che l’Italia faccia altrettanto, e lo faccia cogliendo l’occasione che offre questo testo di legge, per liberarci definitivamente di queste barbarie dal sapore medievale.”, conclude Piazzoni.