“L’indagine condotta da Istat e Unar sulle discriminazioni subite da persone lgb unite civilmente nei luoghi di lavoro ci permette di fare almeno due importanti considerazioni”: lo dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay.
Che prosegue: “La prima è che il traguardo delle unioni civili non può essere considerato completamente raggiunto finché la società non l’avrà metabolizzato. Ecco quindi il senso delle tante leggi regionali contro l’omotransfobia, che mettono in campo azioni positive – di formazione e sostegno – per prevenire il meccanismo della discriminazione. E nel contempo ecco la grande lacuna di una legge nazionale contro l’omotransfobia, che educhi un Paese alla piena uguaglianza.
La seconda considerazione riguarda l’intersezionalita, ovvero il sovrapporsi di elementi e condizioni diverse nella costruzione dell’identità dì ciascun individuo. Le persone intervistate erano tutte lgb, cioè lesbiche, gay o bisessuali. Ma erano anche uomini o donne, giovani o anziane, con disabilità o no, abbienti o non abbienti, italiane o straniere. La discriminazione subita in quanto persone lgb può sommarsi – e quasi sempre lo fa – ad altre forme di discriminazione.
Ecco perché bisogna tenere uno sguardo ampio che consideri il fenomeno delle discriminazioni nella sua complessità. E non bisogna, come invece spesso accade nei dibattiti in tv e nella politica, usare le discriminazioni una contro l’altra, in un esercizio infinito di benaltrismo che fingendo di volersi occupare innanzitutto delle discriminazioni più gravi, ottiene il risultato di ignorarle tutte”.
“I dati emersi dall’indagine Istat Unar – prosegue Manuela Macario, responsabile politiche sul lavoro nella segreteria nazionale di Arcigay – dimostrano che nei contesti lavorativi c’è ancora tanto da fare per superare i pregiudizi e per evitare che si creino forme di discriminazione diretta o indiretta nei confronti dellle persone sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Uno degli strumenti fondamentali affinché si decostruiscano queste forme di pregiudizio e si superino quindi situazioni di macro o micro aggressione, di discriminazione volontaria o involontaria e inconsapevole, è la formazione a tutti i livelli, dai quadri dirigenti alla base; formazione che deve essere erogata da chi ha le competenze come forma di trasmissione di sapere. Arcigay si impegna da anni in questa direzione e raccoglie riscontri tangibili da tutte le aziende con le quali ha intrapreso questi percorsi. il benessere del singolo determina il benessere di un gruppo e di una collettività e il benessere dei lavoratori e delle lavoratrice può diventare anche un fattore di maggiore produttività per l’azienda perché condizione della massima espressione del talento dei singoli.”, conclude Macario.