A partire dalle prime ore di questa mattina, militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Gela e personale appartenente al Gruppo Operativo Regionale Antifrode – DT VIII Sicilia – dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gela daranno esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari personali, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Gela, nei confronti di 4 soggetti, ritenuti responsabili, in concorso ad altri 9, di aver costituito un’associazione a delinquere con base operativa a Gela che dal 2018 si è specializzata nel contrabbandare, miscelando abusivamente prodotti energetici, carburante adulterato presso diversi impianti di distribuzione stradale o direttamente verso utenti privati.
Contestualmente si sta eseguendo un sequestro preventivo diretto nei confronti di tre società, aventi sedi legali a Misterbianco (CT), Augusta (SR) e Gela (CL), le quali saranno poste successivamente in amministrazione giudiziaria.
Quattro sono i provvedimenti di misure cautelari personali, tre nella forma degli arresti domiciliari ed uno come obbligo di presentazione alla P.G. e obbligo di dimora, riguardanti l’organizzazione criminale formata da 13 soggetti tra imprenditori, dipendenti delle società o fidati auto-trasportatori che, con base operativa in Sicilia e collegamenti esteri sia in Slovenia che in Croazia, hanno messo in atto un collaudato meccanismo di frode, tanto semplice quanto redditizio, che ha permesso rapidi guadagni in tempi relativamente brevi a danno della parte commerciale sana del settore, nonché degli automobilisti in genere. Il provvedimento odierno arriva all’esito di un’indagine avviata nell’estate del 2018, quando furono sequestrate cinque autocisterne utilizzate per trasportare il prodotto miscelato presso distributori compiacenti, un intero deposito di carburanti nella zona di Contrada Manfria a Gela (CL), nonché 111.000 litri di prodotto petrolifero adulterato.
Contestualmente vennero arrestati 4 soggetti, 3 di coloro per i quali oggi viene eseguita la misura cautelare personale, tutti responsabili di miscelazione abusiva di gasolio con diluenti impiegati ordinariamente nella produzione di vernice e che, alla luce del risultato dagli esami chimici effettuati dal laboratorio mobile dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, risultarono essere un additivo simil-solvente denominato “PLATFORMAT”. Successive e complesse indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica gelese hanno fatto luce, grazie anche all’ausilio di attività tecniche, ad una serie di condotte fraudolente poste in essere dall’organizzazione. In particolare, per la miscelazione abusiva veniva utilizzato un deposito commerciale, sito a Gela, di proprietà di una società siracusana, concessa in locazione ad una società gelese e gestita di fatto, per il tramite del dominus dell’organizzazione, mediante l’ausilio di mezzi di trasporto messi a disposizione da una terza società anch’essa etnea.
Le condotte descritte hanno consentito di ottenere un prodotto idoneo per l’autotrazione senza che su di esso fossero pagati tanto i diritti doganali, quanto le accise e l’I.V.A. e che lo stesso fosse venduto al di fuori del circuito di vendita ufficiale e pertanto totalmente “in nero”. L’organizzazione criminale ha potuto anche contare sulla pianificazione di trasporti di prodotto da paesi esteri, quali la Slovenia o la Croazia, mediante emissione di falsi D.A.S. (documenti di accompagnamento di prodotti sottoposti ad accisa) creati ad hoc per mascherare la reale destinazione del prodotto solvente e giustificare spedizioni di carburante nei confronti di depositi che mai hanno visto arrivare il carico, lasciando pertanto la facoltà di poter rivendere il prodotto finito a distributori compiacenti e totalmente in evasione di imposta. La strategia fraudolenta ha consentito al sodalizio di evadere i tributi gravanti sugli oli minerali e sui prodotti per autotrazione per un totale complessivo, comprensivo di tributi doganali, accisa e I.V.A., di oltre 437.000 euro.
L’organizzazione criminale, come detto composta da 13 soggetti, tutti con un ruolo ben definito al suo interno, vede ai vertici coloro nei confronti dei quali sono state emesse misure cautelari personali odierne. Si tratta di S.D., catanese di 31 anni, pluripregiudicato, già condannato per 416-bis e per reati specifici di contrabbando e di fatto il reale dominus della stessa organizzazione; B.D. calatino di 53 anni braccio destro di S.D., staffetta durante i trasporti, falsificatore dei D.A.S. e riscossore delle somme di denaro dagli acquirenti finali; C.A. catanese di 31 anni elemento essenziale per l’organizzazione in quanto proprietario del sito di stoccaggio e risolutore di problematiche inerenti alle pratiche doganali e R.O. di 49 anni ed originario di Catania, deceduto il 27.01.2020, autista ed organizzatore di viaggi, abile miscelatore del prodotto solvente con il carburante che ha gestito nel tempo i registri di carico e scarico.
Il Giudice per le indagini preliminari, di fronte al chiaro quadro probatorio ricostruito, ha così disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di 4 indagati, 3 dei quali sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre per l’indagato deceduto nel corso delle indagini era stata disposta la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla P.G.. Tutti si sono resi responsabili in forma associativa di reati inerenti la violazione della normativa accise e di quella doganale. E’ stato, inoltre, disposto il sequestro preventivo diretto del complesso aziendale di 3 società, che saranno poste in amministrazione giudiziaria, il cui valore complessivo ammonta ad oltre 13 milioni di euro.
Gli sviluppi investigativi odierni testimoniano l’attenzione operativa che la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, riservano al settore fiscalmente sensibile delle accise, in particolare alle frodi riconducibili alla commercializzazione di prodotti esenti o agevolati, per i quali l’evasione d’imposta viene perpetrata distraendo gli stessi verso impieghi esclusi dal beneficio fiscale.