Frodi fiscali e bancarotte fraudolente, utilizzando società offshore ubicate in paradisi fiscali. E’ quanto emerso da un’indagine condotta dal Nucleo Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia e coordinata dalla Procura della Repubblica reggiana che ha indagato 12 soggetti (alcuni dei quali già noti alle Fiamme Gialle) e numerose società a essi riconducibili.
Le indagini hanno preso avvio dalla verifica della posizione fiscale di una società reggiana operante nel settore della commercializzazione di prodotti informatici nei confronti della quale è stata accertata una rilevante frode fiscale, la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi e, successivamente, la bancarotta fraudolenta.
Quindi gli amministratori dell’azienda hanno costituito nuove società trasferendole, grazie anche alla consulenza di professionisti compiacenti, nel Delaware (U.S.A.) e in Inghilterra e intestandone il capitale sociale e gli assets a soggetti giuridici aventi a loro volta sede all’estero, addirittura presso semplici mail boxes (da qui il nome dell’operazione).
Con questo sistema si impediva, tra l’altro, la riscossione di tutti i crediti, compresi quelli dell’Erario e si frapponeva concreto ostacolo ad ogni attività di controllo. Peraltro le società estere così create dagli indagati potevano essere gestite successivamente direttamente “on line” dagli stessi, per lo più attraverso server esteri. Al termine delle indagini la Guardia di Finanza di Reggio Emilia, oltre a denunciare i responsabili per i reati sopra descritti, ha richiesto il sequestro preventivo, anche di beni per valore equivalente, del profitto dei reati tributari, ovvero delle imposte evase dalla società reggiana che, negli anni 2012 e 2013 ha nascosto al fisco una base imponibile di circa 70 milioni di euro e IVA per circa 13 milioni di euro.
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia, accogliendo la prospettazione accusatoria della Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo per valore equivalente di beni pari a 30 milioni di beni riconducibili agli indagati. La Procura della Repubblica di Reggio Emilia ha altresì disposto le perquisizioni di tutti i locali nella disponibilità degli indagati e, nella giornata di ieri, i militari del Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia hanno eseguito perquisizioni in diverse località delle Regioni Emilia – Romagna, Lombardia, Toscana e Liguria, pervenendo al sequestro di 14 fabbricati (tra cui ville ed appartamenti di pregio), auto di lusso (tra cui una Ferrari), quote di partecipazione e numerosi conti correnti bancari.
Da segnalare come molti beni sequestrati, in particolare beni immobili, erano riconducibili agli indagati attraverso le medesime società offshore utilizzate per il compimento delle attività illecite.