Nell’ambito dell’attività di contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori online svolta dalla Polizia Postale e della Comunicazioni, il Compartimento di Trieste e la dipendente Sezione di Udine, coordinati dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, ha concluso un’indagine su Facebook che ha consentito di identificare diversi soggetti responsabili di apologia e istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia.
Un arresto, sei persone indagate, migliaia di files dal contenuto pedopornografico e molteplici dispositivi informatici sottoposti a sequestro: questo è il bilancio dell’Operazione Noodles, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Matteo Tripani che ha impiegato, nel corso delle perquisizioni scattate la mattina del 28 gennaio, oltre 30 uomini della Specialità su tutto il territorio nazionale.
L’indagine è scaturita da una denuncia in cui veniva segnalato un account Facebook, successivamente reso irraggiungibile, in cui era stata pubblicata una fotografia pubblica di tre bambine in costume da bagno. Tale immagine ha suscitato l’interesse di diversi internauti, alcuni dei quali si sono lasciati andare a commenti molto volgari, morbosi e a sfondo sessuale.
Nell’immediatezza, per non disperdere le tracce informatiche, gli investigatori della Polizia Postale hanno chiesto alla società statunitense Facebook il congelamento dei profili ancora attivi e l’acquisizione del traffico telematico dei 7 soggetti coinvolti, nei confronti dei quali la Procura di Trieste ha emesso altrettanti decreti la perquisizione personale, locale e informatica.
Le operazioni, eseguite in simultanea e coordinate dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, hanno interessato, oltre al Friuli Venezia Giulia, anche le Regioni del Veneto, Lombardia, Liguria, Lazio, e Campania.
In particolare, in provincia di Viterbo è stato tratto in arresto in flagranza, per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico, un uomo di 66 anni. In Friuli Venezia Giulia è stata eseguita una perquisizione nella provincia di Pordenone e durante la stessa è stato sequestrato un pc, uno smartphone nonché account Facebook e Google riconducibili a probabili adescamenti in danno di minori al momento al vaglio degli investigatori.
Il responsabile è stato indagato per i reati di istigazione alla pedofilia e alla pedopornografia nonché per detenzione di materiale pedopornografico. I contenuti dei numerosi dispositivi informatici sottoposti a sequestro all’esito di tutte le attività sono attualmente al vaglio degli investigatori.