“La carenza di pioggia che ormai si protrae da molti mesi, non solo non ha riempito gli invasi e le dighe, ormai al collasso idrico, ma soprattutto non ha alimentato l’acquifero sotterraneo con conseguenze ancora più serie, anche a causa dell’azione dell’uomo. Noi geologi, infatti, siamo preoccupati non solo per la mancanza di pioggia ma prima di tutto per la situazione idrogeologica regionale e i pericoli legati allo sfruttamento eccessivo e a volte abusivo della risorsa falda.
Sicuramente la parola ‘abusivo’ è ‘fastidiosa’ ma bisogna anche dire che fra gli impianti irrigui utilizzati in agricoltura, ci sono quelli preventivamente autorizzati dall’autorità regionale con studi di fattibilità e relazione idrogeologica che indicano capacità e limiti di prelievo, ma non escluderei anche la presenza di impianti, ahimè non autorizzati, che attingerebbero da una falda già povera d’acqua. Ad esempio, in base alle ultime stime in Puglia ci sono circa 200.000 pozzi ‘abusivi’ realizzati, con serie conseguenze sulla quantità e qualità dei volumi di acqua falda. Infatti non sapendo quanta acqua possa essere prelevata, per mancanza di studi tecnici alla base, si andrebbe ad alterare o addirittura a rompere l’equilibrio del rapporto acqua dolce/acqua salata determinando una miscelazione tra le acque marine e quelle di falda che diventano sempre più saline anche in zone distanti dalla linea di costa. In queste aree la qualità dell’acqua scade rapidamente fino a renderne impossibile il suo utilizzo preso atto che, superato il valore di 1,5 g/l di contenuto salino, l’acqua non può più essere usata neanche per l’irrigazione”.
Lo ha affermato Giovanna Amedei, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia.
Pensare al recupero delle acque reflue.
“Al contrario l’utilizzo di acque reflue depurate e affinate non solo potrebbe rappresentare una soluzione irrigua ma le stesse, posizionate sugli strati superficiali del sottosuolo, potrebbero alimentare, in modo artificiale, le falde sotterranee.
Oggi che siamo in piena crisi idrica occorre fare delle scelte importanti ma serve prima di tutto sensibilizzare le persone ad un uso sostenibile – ha concluso Amedei – e controllato della risorsa acqua.
Noi geologi nell’evidenziare il nostro importante contributo che possiamo apportare alla gestione delle acque sotterranee, e di quello che stiamo già facendo in seno alle commissioni regionali, chiediamo di porre una maggiore attenzione circa gli studi idrogeologici che non sono semplici calcoli matematici ma un modo per salvare e preservare la falda già fortemente messa a dura prova”.