Se da una parte siamo soddisfatti che le conclusioni del Tar di Trento sul nostro ricorso permettano la sospensione dell’uccisione degli orsi JJ4 ed MJ5, dall’altra ci sorprende la decisione assunta del Tribunale amministrativo di rimettere alla Corte di Giustizia Europea gli atti relativi. Così le associazioni Enpa, Leidaa e Oipa sulle ordinanze pubblicate questa mattina dal Tar di Trento.
«Ci sorprende», continuano le associazioni, «in quanto sia i fatti che le norme erano molto chiari. L’articolo 16 della Direttiva Habitat, infatti, afferma che occorre adottare soluzioni valide, se disponibili, rispetto all’uccisione degli animali, quella uccisione che il Consiglio di Stato ha ripetutamente definito- intervenendo nei giudizi sui grandi carnivori- come atto irreparabile, dunque irreversibile. Il Consiglio di Stato, lo ricordiamo, era intervenuto sulle vicende concedendo la sospensiva da noi richiesta rispetto a decisioni, appunto, irreparabili. Ma anche i fatti erano a nostro parere, molto chiari: MJ5 era stato sorpreso alle spalle, in un luogo isolato, di mattina molto presto, da un uomo accompagnato da un cane; quest’ultimo fattore sempre causa di grande stress per gli orsi e in generale per gli animali selvatici. Così nella vicenda di JJ4, con la tragica morte del giovane runner Andrea Papi: l’orsa, accompagnata dai suoi cuccioli, si trovava in un luogo parimenti isolato e in una curva cieca».
«Abbiamo sempre ritenuto», concludono Enpa, Leidaa e Oipa – che non ci fossero quindi le condizioni per procedere né all’uccisione né alla cattura dei due orsi. Per quanto riguarda la detenzione di JJ4, che si trova nella struttura del Casteller e su cui qualche tempo fa la Cites aveva espresso un parere d’incompatibilità con le esigenze etologiche dell’animale, riteniamo che debba essere destinata a una struttura più adatta, che assicuri condizioni di vita consone alle sue esigenze etologiche».