Donne e uomini sono uguali? Non dal punto di vista dell’apparato muscolo-scheletrico, per il quale le donne sono decisamente più fragili degli uomini.
Tutta colpa dell’osteoporosi, la malattia che in Italia colpisce circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% sono donne in post menopausa (dato Ministero della Salute), con conseguenti fratture (in particolare di vertebre, femore, polso, omero, caviglia), sempre più in aumento visto il progressivo allungamento della vita media.
È quanto emerge dall’analisi di SIOT (Società Italiana Ortopedia e Traumatologia), che in occasione dell’8 marzo ricorda quanto siano proprio le donne le più esposte alle conseguenze della fragilità ossea, dovuta principalmente alla riduzione dei livelli degli ormoni estrogeni dopo la menopausa, con conseguente perdita di quantità minerale ossea.
“Con l’arrivo della menopausa – spiega il prof. Francesco Falez, presidente di SIOT – le donne vanno incontro ad un inevitabile aumento della fragilità ossea. Questo è dovuto ad uno scarso apporto di nutrienti preziosi come la vitamina D e il calcio e alla scarsa attività fisica. L’osteoporosi – continua – può provocare rilevanti conseguenze, sia in termini di mortalità che di disabilità motoria, con elevati costi sanitari e sociali”.
Secondo SIOT è tuttavia possibile prevenire l’avanzare dell’osteoporosi, e anche rallentarne la progressione nelle donne che già hanno una riduzione della densità ossea, riducendo così il rischio di fratture.
La vitamina D ha molte azioni benefiche sull’organismo. Per quanto riguarda la salute dell’osso, la sua azione è fondamentale per ottimizzare l’assorbimento intestinale di calcio. Avere adeguati livelli di vitamina D è dunque indispensabile per garantire un buon livello di mineralizzazione ossea. La carenza di vitamina D infatti produce a livello osseo gravi conseguenze cliniche che si traducono in una riduzione della massa ossea e in un aumento del rischio di frattura, in particolare di femore.
“Se si riscontra un deficit di Vitamina D – spiega il prof. Francesco Falez – si procede con un’integrazione. Ma è anche importante impostare uno stile di vita che includa una regolare attività fisica, e possibilmente l’astensione dagli alcolici e dal fumo. La prevenzione secondaria mira invece ad una diagnosi precoce della malattia e alla stima del rischio di andare incontro a frattura, mentre la prevenzione terziaria si rivolge ai pazienti che hanno già subito una frattura e prevede un programma completo per la prevenzione di ulteriori fratture”.
Una volta diagnosticata l’osteoporosi la donna può iniziare un programma farmacologico con farmaci inibitori del riassorbimento scheletrico o farmaci di tipo anabolico.
La SIOT invita tutte le donne in fase perimenopausale ad avviare uno stile di vita adatto e ad eseguire controlli periodici affinché l’inevitabile, seppur lenta demineralizzazione delle ossa, possa essere ritardata riducendo così il rischio di fratture da fragilità.