La Guardia di Finanza di Padova, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale patavino su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha sequestrato al titolare di un’azienda agricola Piazzola sul Brenta n. 4 immobili (un appartamento sito in San Giorgio in Bosco, il relativo garage, un negozio nello stesso stabile e una pertinenza di quest’ultimo), per un valore complessivo di € 172.554,07.
L’adozione della misura cautelare reale è intervenuta a seguito dell’esecuzione di complesse indagini svolte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Cittadella e coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova, che hanno consentito di accertare come l’imprenditore L.L., nel 2012, avesse fatto richiesta di un contributo AVEPA per la ristrutturazione di un immobile da dedicare ad attività agrituristica.
Invero, per rispettare le tempistiche del bando – pena la decadenza dal contributo –, l’imprenditore agricolo aveva annotato in contabilità (e poi esibito ad AVEPA) fatture false per € 185 mila (poi in parte stornati per effetto di una nota di accredito) emesse da una ditta formalmente intestata alla moglie dell’imprenditore, ma di fatto amministrata da quest’ultimo, appositamente costituita per non perdere il beneficio riconosciuto da AVEPA.
I fondi, pari circa a € 165 mila, erogati anche grazie a questo stratagemma sono però poi stati utilizzati per la ristrutturazione e il relativo ampiamento di un immobile che solo formalmente era stato destinato all’esercizio di un’attività agrituristica, come richiesto dal bando del contributo pubblico. Infatti, le indagini hanno permesso di appurare come l’attività agrituristica celasse – in realtà – una vera e propria attività di ristorazione priva delle autorizzazioni necessarie per lo svolgimento di un’impresa commerciale.
Pertanto, a seguito di approfondimenti effettuati in collaborazione con il personale della Provincia di Padova – Servizio Agricoltura, è stata, altresì, sospesa l’autorizzazione a svolgere l’attività agrituristica a causa – appunto – del mancato rispetto dei requisiti imposti dalla normativa regionale di settore.
Il sequestro appena eseguito è costituito dal contributo indebitamente percepito (pari ad € 165 mila circa) e dal vantaggio fiscale comunque conseguito con l’annotazione delle fatture false (pari ad € 8 mila circa).