PEDIATRI: CARENZA MEDICI METTE A RISCHIO CURE FINO ALL’ADOLESCENZA

La tutela dell’infanzia rappresenta la tutela del futuro del nostro Paese. Da questa consapevolezza nascono le riflessioni e le proposte della Società Italiana Medici Pediatri (SIMPE), lanciate questa mattina al Senato. Dall’estensione del concetto della “Golden hour” al momento del parto e della nascita al ricorso a professionisti “esterni” per la gestione delle carenze nei punti nascita e nei reparti di Pediatria fino all’importanza della loro formazione continua: i pediatri della SIMPE chiedono al SSN di prendersi maggiormente cura dell’intero percorso di crescita del bambino.

 

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve prendersi cura del percorso di crescita del bambino, dalla nascita fino all’adolescenza. È l’appello lanciato dalla Società Italiana Medici Pediatri (SIMPE) in occasione del convegno “Il PNRR e il governo della sanità: legislazioni e professioni sanitarie”, che si è svolto questa mattina a Roma, presso l’Aula Zuccari del Senato della Repubblica. Gli specialisti della SIMPE chiedono innanzitutto di estendere il concetto della “Golden hour” applicato ad esempio alla cura dell’infarto e dell’ictus cerebrale, che consiste nell’intervenire nei primi 60 minuti (ora d’oro) dall’evento traumatico per avere più possibilità di successo nelle cure, anche al momento del parto e della nascita.

 

“Golden hour” significa la necessità di un intervento tempestivo che assicuri un pronto trattamento medico al fine di evitare complicazioni – spiega Fabrizio Comaita, Presidente SIMPE Piemonte nonché Direttore Sanitario Pediacoop, cooperativa con sede a Domodossola composta da una rete di oltre 600 medici impegnati come professionisti esterni negli ospedali di quasi tutta Italia e che si è rivelata di fondamentale importanza durante i periodi più bui della pandemia –. “Per il momento del parto e della nascita si tratta addirittura di un ‘Golden minute’, che consente di assicurare tutti quei processi fisiologici fondamentali per il passaggio dalla vita fetale a quella postnatale, assicurando il miglior futuro possibile. È necessario, pertanto, che al momento del parto la donna raggiunga il più velocemente possibile un punto nascita, a tutela della sua salute e di quella del nascituro. È prioritario conservare integra la rete di assistenza neonatale diffusa su tutto il territorio nazionale con particolare attenzione alle aree disagiate del nostro paese”.

 

Per raggiungere tali standard di cure e sicurezza il ricorso a professionisti esterni può essere cruciale. “In tal senso – dichiara Roberto Sassi, Segretario Generale SIMPE – è fondamentale il percorso di formazione continua che Pediacoop Accademy garantisce ai propri iscritti, organizzando Corsi di Formazione in collaborazione con Università e Società Scientifiche”.

Purtroppo, la carenza di personale medico specializzato nei punti nascita rischia di compromettere la sicurezza e la qualità del servizio di assistenza neonatale. La SIMPE invita pertanto il Governo a aumentare gli accessi alla formazione di specialisti pediatri per rispondere al bisogno crescente della pediatria territoriale e ospedaliera. Nel frattempo resta da affrontare l’emergenza che richiede la presenza straordinaria di specialisti pediatri esterni presso i reparti di pediatria non più autonomi.

 

Senza l’esternalizzazione dei servizi di pediatria e di assistenza nei punti nascita alcune pediatrie in Italia potrebbero essere chiuse. Non sono i professionisti esterni che bussano alla porta del SSN, siamo noi che li cerchiamo per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio” – dichiara Simone Rugolotto, Consigliere Nazionale della SIP e Segretario Organizzativo del Coordinamento dei Primari Italiani. 

La collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati è fondamentale, sempre ed in particolare nei momenti di crisi o nelle aree disagiate. E’ evidente e storicamente acclarato che le strutture pubbliche del SSN, da sole, non possano pienamente svolgere la funzione di erogazione dei servizi rispetto al fabbisogno, soprattutto ove vi siano condizioni che implicano complessità e criticità che impongono di cercare soluzioni innovative e fuori dagli standard organizzativi ordinari”. – dichiara Chiara Serpieri, Direttore Generale della ASL VCO (Piemonte).

 

Il costo dei professionisti esterni è inferiore a quello dei medici strutturati

 

Durante il convegno di questa mattina, Andrea Pessina, Dottore Commercialista ed esperto in politiche fiscali e sanitarie, ha chiarito la reale entità del costo dei servizi prestati dai professionisti esterni rispetto ai costi del personale dipendente. Con l’evidenza dei numeri, l’esperto ha mostrato che il costo del servizio prestato dal professionista esterno non risulta essere sostanzialmente superiore rispetto al costo sostenuto per un medico strutturato. “Nello specifico, il professionista esterno – spiega Pessina – ha a proprio carico oneri (previdenziali, assicurativi, formativi e amministrativi) che il medico dipendente non sostiene o sostiene in misura sensibilmente inferiore, perché vi provvede il datore di lavoro. In aggiunta alla retribuzione connessa all’attività prestata, il medico dipendente viene retribuito anche attraverso la maturazione di ferie, ex festività, permessi formativi e non, varie tipologie di congedi, laddove usufruiti (quali maternità, malattia, ecc.) e trattamento di fine rapporto o di fine servizio (oltre a godere di specifiche indennità qualora presti la sua attività in esclusiva con una azienda sanitaria)”.

 

“E’ quindi acclarato che questi professionisti esterni non rappresentano una spesa gravosa bensì una risorsa preziosa che supplisce alle carenze del SSN senza che questo comporti maggiori costi”, evidenzia Giuseppe Mele, Presidente Nazionale SIMPE.  L’evento è stato anche l’occasione per fare il punto sulle cure dell’infanzia. “Molte delle riforme in programma – sottolinea Mele – si concentrano principalmente sulla gestione delle cronicità nel paziente anziano e molto poco, o quasi nulla, nel paziente pediatrico, nonostante il documentato aumento delle patologie croniche anche in età pediatrica. Di conseguenza la SIMPE ritiene che il PNRR debba maggiormente prendere in considerazione i bisogni dell’infanzia, dalla nascita fino all’adolescenza”. “La tutela dell’infanzia – conclude Comaita – rappresenta la tutela del futuro del Paese”.