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di Roberto Malini, EveryOne Group – Pesaro NO GNL
Il progetto dell’impianto di liquefazione del metano, con la relativa condotta di approvvigionamento del gas, ha ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale positiva, nonostante la città di Pesaro sia classificata come zona sismica e l’area individuata per la costruzione dell’impianto, nel quartiere Tombaccia, sia considerata a massimo rischio idrogeologico. Le osservazioni presentate dalle realtà locali, dettagliate e documentate con dati tecnici, hanno evidenziato le criticità di una scelta che mette in pericolo l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza della popolazione. Tuttavia, il decisore ha proceduto con l’autorizzazione, ignorando elementi fondamentali e adottando una condotta di apparente noncuranza rispetto alle opposizioni sollevate.
Scorrendo la documentazione tecnica che ha portato all’approvazione del progetto, emergono con chiarezza lacune, imprecisioni e omissioni, che dimostrano come il procedimento amministrativo non abbia preso in considerazione aspetti cruciali legati alla pericolosità dell’impianto. Nessuno, tra i soggetti coinvolti nella valutazione, nega che la struttura e la condotta comporteranno un aumento significativo dell’inquinamento atmosferico e del rischio sanitario. Studi epidemiologici dimostrano che impianti di questo tipo generano emissioni di particolato e sostanze tossiche che favoriscono l’insorgere di tumori, leucemie, patologie respiratorie, cardiocircolatorie ed endocrine. Nonostante queste evidenze, il progetto ha ricevuto un via libera ministeriale senza adeguate misure di prevenzione o piani di emergenza.
Il problema non è soltanto sanitario. L’impianto sorgerà in prossimità di abitazioni, scuole e luoghi di cura, aumentando in maniera esponenziale il livello di rischio in caso di incidente rilevante. La casistica internazionale dimostra che impianti simili, laddove si siano verificati guasti o esplosioni, hanno causato danni devastanti, spesso aggravati dall’impreparazione delle strutture circostanti. La realtà che si sta costruendo a Pesaro non è diversa: un’infrastruttura altamente pericolosa in un’area popolata e vulnerabile, con conseguenze potenzialmente disastrose.
Eppure, di fronte a questa decisione amministrativa, la cittadinanza sembra orientata a non presentare ricorso al TAR, rinunciando di fatto a un’opposizione giuridica che avrebbe potuto mettere in discussione l’autorizzazione ministeriale. Nonostante l’impegno di EveryOne Group e del movimento “Pesaro: NO GNL”, la prospettiva di un’azione legale sembra svanire. La scelta di non intraprendere il ricorso, per quanto discutibile, si inserisce in un contesto più ampio di sfiducia verso la giustizia amministrativa, che negli ultimi anni ha visto un drastico calo dei ricorsi, accompagnato da una riduzione delle probabilità di successo per i ricorrenti.
La progressiva erosione dei diritti fondamentali in nome di scelte economiche ed energetiche è un fenomeno che si sta consolidando in Italia. Il sistema normativo che dovrebbe proteggere i cittadini dagli insediamenti industriali insalubri e ad alto rischio appare sempre più permeabile alle esigenze di aziende e investitori, con una burocrazia che spesso si mostra più interessata alla correttezza formale degli atti che alla loro effettiva legittimità. La riduzione dei ricorsi al TAR è una delle manifestazioni di questa perdita di fiducia, evidenziata nel recente rapporto che dimostra come, anno dopo anno, sempre meno cittadini e associazioni decidano di impugnare provvedimenti amministrativi potenzialmente dannosi.
In assenza di una via giuridica efficace, l’opposizione al progetto potrebbe trovare spazio su altri fronti: il dibattito politico, la mobilitazione sociale e il coinvolgimento delle istituzioni locali. Alcuni rappresentanti della politica locale, che vivono a Pesaro e hanno a loro volta famiglie e figli esposti ai rischi dell’impianto, potrebbero diventare interlocutori cruciali per amplificare il dissenso e influenzare l’iter autorizzativo, che formalmente non è ancora concluso. Il tempo per fermare il progetto è poco, ma non ancora esaurito.
In questa fase, diventa essenziale il ruolo dei media, dei social e delle proteste di piazza per accendere i riflettori sulla vicenda e aumentare la pressione pubblica. La battaglia, sebbene difficile, può ancora essere combattuta, ma richiede una partecipazione attiva e una strategia mirata. Se la cittadinanza rinuncia al ricorso amministrativo, non deve rinunciare al diritto di manifestare la propria opposizione, perché l’alternativa è lasciare che una struttura altamente tossica ed esplosiva venga costruita senza ostacoli, con conseguenze che potrebbero segnare il futuro della città.