«Basta con le differenze e i privilegi di una categoria di professionisti che da sempre stimiamo, ma rispetto alla quale non ci sentiamo inferiori. Facciamo della collaborazione e della straordinarietà della differenza dei ruoli, l’arma vincente per superare insieme la battaglia della pandemia, lavorando sempre più in armonia uno a fianco dell’altro. Il Ministro Speranza , che in occasione dell’ultimo incontro ha promesso alla nostra delegazione una grande attenzione per gli infermieri, non consenta che si mettano in discussione le risorse a loro destinate»…
«Non ci gratificano affatto le recenti affermazioni di Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo, persona che stimiamo e professionista con cui esiste da sempre un rapporto di dialogo sereno e di schiettezza».
«Non ci piace, caro Anelli, che in merito al possibile coinvolgimento dei medici di famiglia nel piano vaccini, si menzioni quel miliardo di euro “fantasma”, della scorsa primavera, che fu approvato dal Governo con il Decreto Cura Italia: 1,4 miliardi che dovevano servire alle Regioni per assumere infermieri in piena emergenza covid. Che fine hanno fatto? Mentre ce lo continuiamo a chiedere da mesi, arrivate voi medici, e proponete che i fondi vi siano “rigirati” per sostenere “il peso” del lavoro della medicina territoriale. No! Non ci stiamo affatto! Non siamo i professionisti di serie B della situazione e non ci sentiamo secondi a nessuno!. Se gran parte di quei fondi erano per gli infermieri, agli infermieri debbono essere destinati, a patto che qualcuno ci dica , nel frattempo, che fine abbiano fatto!»
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Infermieri Italiano, risponde per le rime ai vertici della Fnomceo e lancia un monito al Ministro della Salute Roberto Speranza.
«Non siamo le riserve di nessuno. Non ci sentiamo tali. E al Ministro della Salute Speranza diciamo che la nostra professionalità indiscussa, il nostro percorso di studio, l’esperienza accumulata sul campo, i traguardi raggiunti con le vite umane che salviamo, seppur nell’ambito di funzioni differenti rispetto a quelle dei medici, ci chiedono di reagire vibratamente .
Se i medici italiani vogliono davvero partecipare in modo concreto al piano vaccini siano pronti a scendere in campo come abbiamo fatto noi fin ora. E non solo con il triste e giuridicamente opinabile ruolo di supervisori della preparazione e somministrazione dei vaccini, come indica una contraddittoria circolare ministeriale di qualche settimana fa.
Le risorse destinate agli infermieri, quelli che da mesi combattono al fronte, in prima linea contro la morte, non si toccano!
I dati Inail, ci perdoni l’amico Anelli, parlano chiaro!
Nello scorso autunno gli infermieri rappresentavano l’80 per cento di coloro che nella realtà sanitaria si ammalavano di covid.
Oggi superiamo comunque la metà del comparto, tra coloro che si infettano, e la stragrande maggioranza dell’altra metà non è certo rappresentata dai medici.
Sappia il Ministro della Salute che siamo pronti a scendere di nuovo in piazza se i fondi del Decreto Cura Italia, a fronte delle poche assunzioni fatte dalle Regioni, dovessero finire altrove. Uno schiaffo ulteriore che non meritiamo!
Le eccessive disparità che sopportiamo con il mondo dei medici ci vessano da tempo. Non ultimi i famosi contratti delle cinque agenzie esterne di Arcuri: più di 6500 euro lordi per loro, 3077 per noi infermieri. Un abisso! E se si guarda all’attenzione che gli infermieri hanno dato a questo bando, appena 3900 domande, ma molti di meno saranno quelli che alla fine accetteranno- forse si comprenderà quali reazioni ha generato in noi una ipotesi di contratto che per l’ennesima volta è irrispettosa della nostra professionalità.
Ma ci verrebbe da dire che in una “guerra da vincere” si deve dare priorità allo spirito di collaborazione e mirare all’obiettivo finale: la salute degli italiani. Questo è sacrosanto. Ma come lo facciamo noi, lo facciano anche gli amici medici!
Ora basta ! Le risorse per le assunzioni degli infermieri devono essere utilizzate per pagare le prestazioni aggiuntive degli infermieri che già lavorano nel SSN e non quelle dei medici.
Una cosa del genere acuirebbe ulteriormente la sfiducia dei colleghi verso il sistema sanitario italiano. A meno che i medici non intendano anche proporsi per essere assunti come infermieri, a quel punto avremmo raggiunto il colmo dei colmi, dimenticando che le competenze specifiche infermieristiche sono riconosciute universalmente come non fungibili con quelle di altri profili professionali.
Oggettivamente pensiamo che in un momento come questo , ai medici potrebbe anche bastare quel lauto aumento ricevuto con la finanziaria appena varata, un bel 27% secco in più sulla loro indennità di esclusiva, a fronte dei 100 euro che dobbiamo farci bastare noi infermieri. E anche meno prenderanno i colleghi delle altre professioni sanitarie.
Basta con le tristi vicende come quelle dell’Università Vanvitelli, in Campania, dove nelle ultime è dovuto intervenire l’ Ordine Professionale Infermieri , rispetto ad una triste realtà che vede molti docenti di infermieristica che non sono infermieri con la laurea magistrale, bensì medici. Non è possibile tutto questo!
Filippo Anelli, che ripeto personalmente stimo molto, sostiene che un ambulatorio medico sarebbe in grado di vaccinare 20-30 persone al giorno? Ebbene, caro Ministro della Salute, sappia che un ambulatorio infermieristico, che opera m/p sarebbe in grado di vaccinarne 48.
E poi, che differenza ci sarebbe tra le vaccinazioni Covid e quelle antinfluenzali ed antipneumococciche? Insomma, se i medici già si occupano di somministrare le ultime due, non vedo perchè dovrebbero farsi tanti problemi per somministrare anche quelle anticovid. Vogliamo sperare che il fulcro di tutto questo non si riduca , ancora una volta, in una triste questione di soldi.
«Mentre queste nostre riflessioni sulle recenti dichiarazioni da parte dei vertici della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, in merito al piano vaccini, arrivano dalla nostra voce agli organi di stampa nazionali, apprendiamo con amarezza che all’ospedale San Bartolomeo di Sarzana, in Liguria, ben 15 infermieri dei reparti di cardiologia, dialisi, geriatria, medicina, medicina multispecialistica, urologia e rianimazione, sono rimasti infettati dal covid nelle ultime ore.
Dove sta la novità eclatante, ci potrebbe dire qualcuno, visto che ad oggi si infettano in media ancora 250 professionisti della sanità, ogni giorno. Ebbene questi uomini e queste donne erano appena stati vaccinati. Una beffa? Forse sì in un certo senso. Un rischio concreto , soprattutto prima della seconda fiala? Certo. Ma stiamo parlando pur sempre e prima di tutto di persone. Qualcuno è addirittura al secondo contagio. Tutti costantemente sono esposti da mesi in prima linea, nella battaglia contro la morte»