La soluzione al problema del sovraffollamento e dei suicidi nelle carceri italiane, per un elementare senso di giustizia, per un minimo senso di rispetto che si deve anche alle persone offese dai reati, per un dovere di ascolto del profondo bisogno di sicurezza dei cittadini…
Per fare anche un passo in avanti rispetto ai provvedimenti meramente dettati delle emergenze che si sono succeduti nel tempo, non può essere, certamente, un ulteriore e ciclico provvedimento che improntato a una manifesta o nascosta logica clemenziale, e caratterizzato da un’ampia o più ridotta portata, provochi uno svuotamento dei nostri penitenziari.
Allo stesso tempo, però, sebbene la questione non susciti un particolare interesse nell’opinione pubblica, la soluzione del problema risulta essere della massima urgenza; non è tra due anni, ma è in questo momento che i detenuti si stanno togliendo la vita, è in questo momento che è a rischio la dignità umana dei ristretti, e, quindi, la stessa soluzione non può certamente consistere nella costruzione di nuovi istituti di pena, benchè questo rimedio, in condizioni in cui non vi sia una particolare emergenza, rappresenti una opzione del tutto legittima e meritevole del massimo rispetto.
Anche qualora l’indirizzo politico dovesse stabilire che la privazione della libertà personale, debba rappresentare il modello di pena, e che, quindi, debbano ridimensionarsi se non abbandonarsi del tutto le idee di pena diverse dal carcere, potrebbe, comunque, pensarsi, al fine di lenire il sovraffollamento dei nostri penitenziari e di migliorare in genere le condizioni di vita dei detenuti, di agire sulla disciplina della custodia cautelare in carcere, in modo tale da limitare fortemente il ricorso a tale misura. Al riguardo, vi è da rammentare che l’Italia è il quinto paese dell’Unione Europea con il più alto tasso di detenuti in custodia cautelare e che nel 2017 i detenuti ancora in attesa di sentenza definitiva erano il 34,4 per cento.
L’intervento sulla disciplina della custodia cautelare, tra l’altro, risulterebbe essere una iniziativa pienamente conforme a quel dettato costituzionale che all’art. 27 recita che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Così in una nota alle agenzie, Giuseppe Maria Meloni, già responsabile dall’anno 2006 all’anno 2014 del Movimento Clemenza e Dignità, e oggi portavoce dell’iniziativa denominata Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.