“Ancora una volta registriamo equilibrismi sul filo di una manifesta e sostanziale volontà di non realizzare il ponte sullo Stretto. Cambia, solo apparentemente, la modalità di approccio a questo tema, fondamentale per avvicinare il sistema produttivo siciliano al resto di Italia e all’Europa, ma rimane la medesima assenza di concretezza e di azioni dirette e chiare per azzerare i maggiori costi della insularità che, come dimostrato dal governo regionale, pesa per diversi miliardi di euro all’anno”.
Il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, interviene così in merito alle dichiarazioni rilasciate dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che ha definito il Ponte “opera fondamentale che va però pensata bene”, tanto da prevederne l’inserimento nella legge di bilancio non prima del 2023.
Ed è proprio a Giovannini che Albanese si rivolge: “Non ci consola affatto, caro ministro, che nelle sue dichiarazioni si faccia riferimento alla necessità di recepire i contributi del mondo produttivo e delle professioni, oltre che dei cittadini. Anzi ci sembra, ne siamo convinti, che tramontata la stagione della concertazione, quella vera, quella capace di attingere a competenze e conoscenze espresse dal mondo produttivo, si metta in campo una ‘liturgia’ inutile e abusata. Giusto per perdere tempo in azioni inconcludenti coinvolgendo chi invece pensa che si debba fare presto e bene, pensando di trascinarci nell’assunzione di responsabilità in un processo che è già definito nell’unico progetto immediatamente realizzabile. Pensiamo di non dovere ulteriormente spiegare il punto di vista di Confindustria. Anche di recente la nostra articolazione di rappresentanza sui territori e nei diversi settori produttivi ha dichiarato con forza che il ponte deve essere realizzato subito con il progetto a disposizione. Senza ulteriori divagazioni e ritardi, procedendo con lo stanziamento delle risorse e affidando la realizzazione nei tempi strettamente necessari. Il governo è a un bivio e deve scegliere tra la prospettiva del progresso e dell’ammodernamento del Paese, partendo dalla Sicilia e dal Sud, e il mantenimento di una condizione di arretratezza dovuta all’assenza di una infrastruttura indispensabile per lo sviluppo”.