L’Osservatorio permanente per la Pubblicità del Codacons ha inviato un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per segnalare la campagna pubblicitaria denominata dell’”Avvocato Digitale”: una iniziativa, avviata dal portale “La Legge per Tutti” con il supporto di Amazon, che – si legge nell’esposto – “lascia trapelare tra gli utenti la convinzione che ci si possa affidare semplicemente ad un supporto tecnologico quale Echo (Alexa) o Google Assistant per ottenere ‘informazioni, consulti e curiosità’” in materia giuridica.
Le questioni – che l’Associazione ha deciso di sottoporre all’ attenzione Antitrust – riguardano due profili:
1. la possibile fattispecie di accaparramento di clientela (ai sensi dell’art. 37 Codice Deontologico Forense);
2. la possibile violazione delle disposizioni previste dal D.Lgs. 206/2005 in materia di pratiche commerciali scorrette.
L’ipotesi, rimessa alla valutazione dell’AGCM, è che in questo meccanismo si celi appunto un accaparramento di clientela: sulla medesima piattaforma vengono infatti sponsorizzate consulenze legali, fornite da avvocati a pagamento.
Si legge nell’esposto presentato dal Codacons:
“Il problema si pone soprattutto in relazione a tali attività che sono soggette al Codice Deontologico forense che disciplina in materia di divieto di accaparramento di clientela: ‘L’avvocato non deve acquisire rapporti di clientela a mezzo di agenzie o procacciatori o con modi non conformi a correttezza e decoro e, continuando al terzo comma, si prevede che ‘Costituisce infrazione disciplinare […] la promessa di vantaggi per ottenere difese o incarichi” , ed è fatto divieto di offrire la propria prestazione professionale in luoghi ‘di svago e, in generale, in luoghi pubblici o aperti al pubblico’, tra le quali rientra il mezzo internet ed in particolare la piattaforma Facebook, per cui tale pratica è censurabile”.
Dopo aver a lungo tratteggiato il quadro normativo di riferimento in materia di accaparramento di clientela, il focus dell’Associazione si sposta sul tema della possibile pratica commerciale scorretta:
“Si ritiene che la comunicazione pubblicitaria, con chiari segni di decettività, sia idonea ad indurre in errore gli utenti attraverso la diffusione di informazioni commerciali inesatte ed è per questi motivi che è interesse dello scrivente Osservatorio inibire tale pratica commerciale”.
Proprio per questo l’Associazione – tramite il suo Osservatorio Permanente per la Pubblicità – ha chiesto quindi all’AGCM “di voler utilizzare ogni strumento consentito dalla legge e dal rito, mediante apertura di apposita istruttoria, allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare quanto esposto, verificando il configurarsi di eventuali illeciti nelle condotte descritte in narrativa e le conseguenti responsabilità, oltre che, in caso affermativo, di irrogare le relative sanzioni ed inibire i relativi comportamenti”.