Con una cerimonia svoltasi presso il Ministero della Giustizia, alla presenza della Ministra Marta Cartabia e del sottosegretario Francesco Paolo Sisto, si è insediato formalmente il neo eletto Consiglio nazionale dei commercialisti, guidato dal presidente Elbano de Nuccio. Si tratta dell’ultimo atto formale dopo le elezioni per il rinnovo dei vertici della categoria svoltesi il 29 aprile, la proclamazione delle scorse settimane e la pubblicazione ufficiale dei risultati elettorali avvenuta sul Bollettino del Ministero di ieri.
Nel corso della cerimonia di insediamento sono state anche elette le cariche che affiancheranno de Nuccio. Si tratta di Michele De Tavonatti, vicepresidente, Salvatore Regalbuto, tesoriere e Gabriella Viggiano, segretaria. Negli ultimi sei mesi Il Consiglio nazionale era stato retto da tre commissari straordinari, Paolo Giugliano, Rosario Giorgio Costa e Maria Rachele Vigani.
“Con la cerimonia di oggi – ha affermato de Nuccio – si chiude finalmente una lunga fase di difficoltà della nostra categoria. Si apre ora una nuova pagina, che dovrà essere all’insegna della ricostruzione e dell’unità. La nuova governance è estremamente motivata ad agire con decisione e incisività. L’obiettivo di fondo che ci muove è quello di ridare finalmente voce, visibilità e protagonismo ai commercialisti italiani. Puntiamo ad essere coinvolti da politica e istituzioni nella fase di genesi delle norme fiscali e economiche, non più ex post. Ci stiamo già attivando per stringere rapporti di ascolto e confronto con tutti i nostri stakeholders. Diremo la nostra sui dossier più caldi di questi mesi, dal PNNR alla giustizia tributaria, dalla crisi d’impresa alla delega fiscale”.
Proprio a proposito della riforma fiscale, de Nuccio ha affermato che “c’è il rischio che ci si limiti ad una operazione di mera manutenzione ordinaria di un sistema tributario obsoleto come il nostro, concepito nel 1970, più di cinquant’anni fa, e poi stratificatosi con migliaia e migliaia di modifiche che lo rendono farraginoso e di difficile applicazione. Serve più coraggio, la riforma non può limitarsi alla rimodulazione delle aliquote Irpef e alla graduale eliminazione dell’Irap. Siamo in un momento storico di particolare crisi economica e finanziaria, legata prima all’emergenza pandemica e ora al conflitto russo – ucraino. Questo contesto non certo facile amplifica la necessità di mettere mano ad un sistema tributario che va utilizzato non tanto per ottenere gettito per coprire debito pubblico e spese correnti dello Stato, ma anche e soprattutto come strumento di politica economico – finanziaria per il rilancio del Paese”.
“Serve una reale riduzione della pressione fiscale – ha concluso – che consenta di utilizzare il sistema tributario come leva di vantaggio competitivo in un mercato sempre più globalizzato. E serve una riorganizzazione dei codici tributari, un’operazione a costo zero per lo Stato, che è nell’interesse non solo dei commercialisti, ma anche dell’amministrazione finanziaria”.