«I pronto soccorsi italiani, da Nord a Sud, indistintamente, soprattutto nei fine settimana, quando gli studi dei medici di famiglia sono chiusi, e in particolare con l’arrivo dell’estate e l’apertura di locali notturni e discoteche, si trasformano in una vera e propria “polveriera”.
La carenza di infermieri pesa come un macigno soprattutto nei centri di primo intervento degli ospedali, quando, le lunghe attese, spesso snervanti, a fronte della deficitaria presenza di professionisti che nelle aree triage il più delle volte devono occuparsi di un numero spropositato di pazienti (si può arrivare in media anche a 20 assistiti per ogni infermiere), finisce con il far esplodere, senza mezzi termini, situazioni molto pericolose.
Ed ecco che, in particolare negli orari notturni, nei pronto soccorsi, si registrano quei vergognosi episodi di violenza, ai danni degli operatori sanitari, che sono ormai all’ordine del giorno, ma che, non possiamo e non vogliamo, trasformare in una triste abitudine.
Dove sono le forze dell’ordine? Dove i sono presidi di pubblica sicurezza chiesti a gran voce, per mesi, dal nostro sindacato ?
Il Ministero degli Interni sostiene di aver messo in atto, dallo scorso marzo, un massiccio piano di rilancio relativo alla presenza delle forze dell’ordine negli ospedali. I dati del Viminale indicano che sono sono 189 i presidi di polizia già attivi o di imminente attivazione nelle strutture ospedaliere a seguito delle indicazioni impartite dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Si tratta di un incremento del 50% rispetto ai 126 presidi preesistenti. Tuttavia, da fonti certe, a noi risulta che molti grandi ospedali sono ancora sprovvisti della presenza di agenti, ma soprattutto in realtà come Lazio e Campania gli uomini delle forze dell’ordine sono presenti solo negli orari diurni, facendo mancare la loro presenza la notte, quando gli infermieri sono abbandonati letteralmente a se stessi, e soprattutto nei fine settimana, ovvero quando il numero di pazienti aumenta in modo vertiginoso e con esso il rischio di minacce e violenze, che si consumano indebitamente sulla pelle degli operatori sanitari».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Chi prende il posto degli agenti che non sono presenti nei giorni nevralgici, o addirittura quando mancano del tutto? Nella maggior parte degli ospedali ci risulta che siano presenti le guardie giurate. Presso il nosocomio di Sanremo, qualche giorno fa, una guardia giurata è stata aggredita e strattonata da un paziente fuori controllo. Non è la prima volta. Ed è una situazione inqualificabile.
E’ bene comprendere che, nonostante il loro indubbio impegno, le guardie giurate, non possono sostituire un agente di pubblica sicurezza. I loro incarichi, le loro funzioni, dipendono dalla centrale operativa a cui fanno riferimento, non agiscono neanche di concerto con il personale degli ospedali.
Il loro ruolo è quello di “custodia e vigilanza dei beni mobili ed immobili” (art. 4 L. 101/2008), ma non possono andare oltre. Per legge non sono chiamati a intervenire fisicamente per arginare sul nascere l’esplodere di atteggiamenti violenti di pazienti o di loro parenti fuori controllo, non possono in alcun modo tutelare gli operatori sanitari, possono al massimo cercare di intervenire verbalmente per calmare l’esagitato di turno. Quando la situazione arriva al limite, essi stessi rischiano, come spesso accade, di “finire nel ciclone” delle aggressioni e non resta altro da fare, da parte loro, che allertare le forze dell’ordine. Queste ultime, quando intervengono sul posto, molto spesso le violenze sono già state tristemente consumate.
Le G.P.G., le Guardie Giurate Particolari, devono attenersi agli ordini del capitolato di servizio impartiti dalla propria azienda tramite centrale operativa/caposervizio in loco; anche un ordine non giusto prima va eseguito poi discusso in opportuna sede (chiaramente quando tale ordine non sia in palese conflittualità con l’ordine costituito o con le normative di legge vigenti). Ricordiamoci che, la violenza e le minacce a incaricato di pubblico servizio, rappresentano un reato punibile d’ufficio, ai sensi dell’art. 336 del Codice Penale.
Ma quanto pare tutto questo non serve ad arginare sul nascere i tristi fenomeni di cui quasi ogni giorno dobbiamo tenere drammaticamente conteggio.
Le Guardie Giurate non possono, lo ripetiamo, in alcun modo intervenire per difendere fisicamente gli operatori sanitari. E allora la loro presenza è così indispensabile anche alla luce dei costi che devono sostenere le aziende sanitarie per i loro incarichi?
Dove vogliamo arrivare? Quanto accaduto presso l’ospedale di Sanremo dimostra, ancora una volta, che siamo di fronte alla mancanza di un piano risolutivo anti-violenza, nonostante i proclami e i dati del Viminale.
Quella della Campania è una situazione a dir poco paradossale: il Cardarelli, ad esempio, l’ospedale più grande del Sud Italia, risulta ancora del tutto tristemente sprovvisto della presenza di agenti.
La carenza di uomini delle forze dell’ordine, con gli organici ridotti all’osso, sembra essere la motivazione dietro la quale si giustificherebbero situazioni come queste: ma fino a quando gli infermieri dovranno pagare tutto questo sulla propria pelle?», chiosa De Palma.