È terminata la settimana di azioni rivolte a Lidl in sette Paesi europei. Gli attivisti di decine di organizzazioni in tutta Europa hanno accusato l’azienda di estrema crudeltà sugli animali, così come dimostrato da diverse indagini sotto copertura che hanno rivelato la presenza di polli malati e deformi negli allevamenti collegati alla catena di supermercati.
Le proteste si sono svolte nel Regno Unito, Italia, Germania, Portogallo, Austria, Polonia e Svezia. Le proteste in Italia sono state organizzate da Essere Animali e si sono tenute a Milano e Bologna.
«In tutta Europa, attivisti di decine di organizzazioni si sono uniti per prendere posizione verso Lidl e le terribili crudeltà documentate sugli animali nella loro filiera. Indagini sotto copertura realizzate in diversi paesi europei hanno rivelato che centinaia di milioni di polli allevati dai fornitori di Lidl soffrono in modo spaventoso e sistematico in tutto il continente. Lidl deve porre fine alle pratiche peggiori per il bene di milioni di polli allevati e dei consumatori che chiedono sempre di più maggior attenzione nei confronti degli animali», dichiara Brenda Ferretti, campaigns manager di Essere Animali.
Essere Animali, insieme a 15 organizzazioni per la protezione degli animali riunite nella Open Wing Alliance (OWA), chiede un miglioramento immediato degli standard di benessere dei polli in tutta la catena di fornitura di Lidl tramite la sottoscrizione dello European Chicken Commitment. Una componente chiave della politica di benessere animale è interrompere il ricorso a razze a crescita rapida — intrinsecamente crudeli — e il passaggio a razze a crescita più lenta.
I polli a crescita rapida passano dalla nascita alla macellazione in circa 35 giorni e presentano più problemi di salute dolorosi come zoppia, insufficienza cardiaca, ustioni da ammoniaca, deformità ossee, malattie muscolari e morte improvvisa.
Essere Animali denuncia l’inattività di Lidl dopo la pubblicazione, nell’ultimo anno, di sei indagini su presunti maltrattamenti di polli negli allevamenti intensivi associati a suoi fornitori in Spagna, Italia, Germania in due occasioni (a Haselünne e Löningen), Austria e Regno Unito.
Le organizzazioni per la protezione degli animali afferenti a OWA hanno raccolto più di mezzo milione di firme per sollecitare la catena di supermercati tedesca a smettere di vendere polli da carne allevati in maniera intensiva.
L’allevamento intensivo di polli per la produzione di carne comporta gravi rischi anche per i consumatori, come ha mostrato l’analisi commissionata dalla Fondazione Albert Schweitzer sulla carne di pollo venduta da Lidl in Germania. Lo studio ha rivelato che il 71% dei campioni era contaminato da batteri resistenti agli antibiotici, i quali rappresentano un fattore di rischio ben dimostrato per la salute pubblica e possono diffondersi nell’ambiente attraverso le acque reflue e i sistemi di ventilazione o per contatto con la carne contaminata.