Il Governo punta a «incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan”. Le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso dell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina, rafforzano la scelta di Trans Adriatic Pipeline (Tap) di chiudere a luglio, con un anno di anticipo, il market test: la procedura regolata dalle autorità europee, che consentirebbe di aumentare da 10 a 20 i miliardi di metri cubi l’anno di gas azero trasportato fino a Melendugno nel Salento, terminale europeo del Corridoio Meridionale del Gas.
E le condizioni oggi ci sono tutte, al contrario di due anni fa quando la stessa procedura andò deserta per mancanza di interesse. A spingere oggi ci sono la guerra, l’elevata domanda, la scarsa offerta di gas e il rialzo dei prezzi. Tap dovrà realizzare l’espansione della capacità in un periodo non inferiore ai 4 anni rendendo disponibile il gas da luglio 2026. Il Rapporto Sud del Sole 24 Ore in edicola venerdì 4 marzo in Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna dedica l’apertura alle ripercussioni che le sanzioni poste dall’Europa alla Russia potranno avere sugli approvvigionamenti di gas.
Rincari, le Isole chiedono compensazioni. La Confindustria di Sardegna e Sicilia chiede al governo nazionale
di ripristinare lo strumento della cosiddetta superinterrompibilità ossia la compensazione economica per imprese energivore costrette a fare i conti con costi elevati. Una soluzione più che mai attuale, alla luce dei rincari che subiscono anche le materie prime. Di fronte all’aumento dei costi di produzione alcune aziende hanno avviato le procedure per fermare gli impianti ad alto consumo. Per sostenere la misura si ipotizzano costi per circa 60 milioni l’anno per la Sardegna e circa 60 milioni l’anno per la Sicilia. La Sardegna rischia di raggiungere oltre il miliardo di euro di carico aggiuntivo complessivo, con effetti dirompenti su imprese e occupazione.
Mobilità green & Lavoro. Puglia, esplode la crisi dell’auto: dopo Bosch si temono altri esuberi. Dall’azienda tedesca il primo annuncio di 700 esuberi in 5 anni, sul comparto pesanti ricadute del passaggio all’elettrico. Bosch in Puglia produce iniettori common rail per i motori diesel. Proprio quelli prossimi al termine entro il 2035. Per questo occorre invertire la rotta in fretta, prima che sia troppo tardi, e usare parte dei 7 miliardi di risorse Ue della nuova programmazione pugliese per sostenere la riqualificazione del comparto, si legge sul Rapporto Sud di venerdì 4 marzo. A giugno 2021 l’export di automotive dalla Puglia è calato del 18,8% rispetto allo stesso periodo del 2020 (quando si era ancora in piena pandemia). Ma anche altre grandi imprese danno segnali preoccupanti: Magneti Marelli ha annunciato 550 esuberi in Italia, mentre la Italian Leather di Monopoli, specializzata nella produzione di pelli per auto parla di un forte calo di commesse.
Industria green. Dalle materie prime rinnovabili prodotte in Sardegna il nuovo asse industriale all’insegna della sostenibilità tra Colonia e Porto Torres per produrre biocidi. Tra le esclusive di questo numero del Rapporto Sud il nuovo itinerario, che guarda allo sviluppo e alla sostenibilità ambientale e unisce l’isola con la Germania e passa per lo stabilimento di Porto Torres, situato nel polo industriale più importante della Sardegna nord occidentale dove da tempo si lavora al progetto per la cosiddetta chimica verde. A segnare questo cammino che guarda alla sostenibilità, l’accordo di collaborazione siglato tra Lanxess, azienda tedesca leader nel settore delle specialità chimiche (fatturato di 6,1 miliardi di euro nel 2020 e circa 14.900 dipendenti in 33 paesi) con core business nello sviluppo, produzione, commercializzazione di intermedi chimici, additivi, specialità chimiche e materie plastiche, e l’italiana Matrìca, la joint venture tra Versalis, la società chimica di Eni, e Novamont, considerata leader nel mercato delle bioplastiche.
Territorio. Molti finanziamenti pubblici poco sviluppo. E’ quello che si ricava dal reportage del Rapporto Sud del Sole 24 Ore sulle Madonie, in provincia di Palermo dove negli ultimi vent’anni 11mila persone hanno lasciato le Madonie, ma più o meno nello stesso periodo nell’area montana in provincia di Palermo sono arrivati, secondo stime, finanziamenti per 300 milioni di euro. Le risorse finanziare dello Stato non sono servite a fermare l’emigrazione soprattutto dei giovani. Chi va via non vuole più tornare. Una preoccupazione forte per il destino di questo territorio di cui si fa carico anche la Chiesa. Il vescovo di Cefalù Giuseppe Marciante mette in guardia e denuncia: «La mafia punta su appalti e riciclaggio».
Agroindustria. Sull’Etna ora si punta alla Docg e a dare più valore alle contrade. Una strategia che si fonda su tre assi per consolidare la qualità e il valore del vino sull’Etna. Obiettivo cui punta il nuovo consiglio di amministrazione del Consorzio della Doc Etna di cui fanno parte 182 aziende, spiega il Rapporto Sud del Sole 24 Ore di venerdì 4 marzo. Il numero di viticoltori presenti all’interno della denominazione è di 383, mentre la superficie rivendicata è di 1.184 ettari. L’imbottigliato nel 2021 è stato di 4,5 milioni di bottiglie pari a 33.921,28 di ettolitri. La strategia di sviluppo del consorzio nei prossimi anni è quella di regolamentare la crescita su standard di qualità più elevati, puntando a rinnovare per un altro triennio lo stop alle rivendicazioni di nuove superfici di vigneti a Etna Doc. Un obiettivo da raggiungere anche in vista dell’auspicato raggiungimento, entro il prossimo triennio, del traguardo della Docg, il massimo riconoscimento di qualità e tipicità per la denominazione.